Adios Tomas Milian, "Er monnezza" arrivato dall'Avana
Addio a Tomas Milian nome d'artedi Tomás Quintin Rodriguez, e con lui addio a Nico Giraldi e a Er Monnezza il ladruncolo romano che lo rese famoso in tutta Italia.. L'attore è morto a 84 anni nella sua casa di Miami dove viveva da diversi anni a colpito sa un ictus. Era nato nel quartire di Marianao, all''Avana, il 3 marzo del 1933, in una famiglia della ricca borghesia cubana.
Il padre Emiliano Rodriguez eraun generale dell'esercito del dittatore Machado mentre sua madre era la nipote di un cardinale dell’Avana. Quando il governo venne rovesciato da Batista, il padre venne prima imprigionato e poi, uscito dal carcere, ricoverato in un ospedale psichiatrico a causa di una violenta forma di depressione. Il piccolo Tomas cresce senza genitore fino all'età di cinque anni. Quando il padre viene reintegrato si crea un rapporto conflittuale tra Tomas e il padre un uomo severo che avrebbe voluto che il figlio seguisse la sua stessa carriera militare. Tomas desiderava invece da sempre fare l'artista.e dal carattere ribelle del giovane Tomas che difendeva, invece, le proprie velleità artistiche. Poi, un giorno, la tragedia che Tomas più tardi racconterà così:
"È il 31 dicembre 1945, ho 12 anni e siamo invitati a un veglione di mezzanotte. Prima di uscire mio padre, un militare severo e un uomo malato, mi dà un colpetto sulla gamba e fa segno di sedermi. Penso, ‘adesso mi fa il discorso da bravo papà e da domani me le dà di nuovo. Invece parla come non aveva fatto mai. "Tommy, ormai sei un ometto. Io sono molto stanco, occupati di tua madre e di tua sorella".
Dopo la festa torniamo nel maniero coloniale dei nonni con il grande patio al centro e le architetture moresche. A un certo punto, vedo riflessa in uno specchio la figura di mia madre che corre. Sta piangendo. Senza chiedere il permesso raggiungo il piano superiore e inizio a gridare: "Papà, papà". Nessuna risposta. Allora apro la porta della sua stanza e lo trovo in divisa. La pistola nella fondina. Guarda davanti a sé, tira fuori la 45 automatica e la punta verso di me. "Adesso mi uccide" penso.
Poi si gira e si spara. Istintivamente mi precipito al telefono e mentre do l'allarme, mi accorgo di una cosa terribile. Non provo dolore, ma un senso di liberazione. Sto fingendo. Sto recitando. Fingo un piglio insincero. Faccio cadere la cornetta e mi mostro sconvolto. E quando inizio a correre verso casa della nonna accelero perché la fatica si trasformi in pianto e nel momento dell'abbraccio, non si intuisca l'artificio. Mio padre aveva fatto carriera nell'esercito. Era un duro. Ricordo che ero infelice. Scrivevo piccole commedie di teatro, papà le detestava: "È roba da froci".
Tomas ha una infanzia molto difficile e quando ha già 24 anni si trasferisce negli Stati Uniti e inizia a lavorare a Broadway e con piccoli ruoli in serie televisive. Ma è alla fine degli anni Cinquanta che approda in Italia e trova fortuna nel cinema. Tomas Milian viene notato dal regista francese Jean Cocteau che decide di farlo esordire al Festival dei Due Mondi di Spoleto con "Le Poète et la Muse" sotto la regia del grande Franco Zeffirelli. Ed è lì che la vita dell’attore si lega a doppio filo all’Italia. Milian inizia a lavorare con registi come Michelangelo Antonioni e Bernardo Bertolucci. Le offerte di lavoro fioccano e così decide di trasferirsi nel nostro Paese e nel 1969 otterrà la cittadinanza italiana. In quegli anni dopo aver lavorato con registi del calibro di Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini passa agli spaghetti western e successivamente nei polizieschi all'italiana degli anni Settanta che lo consacreranno al grande pubblico con i personaggi dell'ispettore Nico Giraldi e del ladruncolo Er Monnezza. Dopo una lunga parentesi di lavoro negli Stati Uniti dove interpreterà diversi ruoli che ne esalteranno la caratura drammatica delle sue interpretazioni torna in Italia dove nel 2014 gli verrà consegnato il "Marco Aurelio d'Oro, il premio alla carriera della Festa del Cinema di Roma. In quell'occasione presenterà anche l'autobiografia "Monnezza amore mio"
L'ultimo lavoro dell'artista è il documentario autobiografico The Cuban Hamlet, del regista Giuseppe Sansonna, trasmesso dalla Rai nel dicembre del 2014. In quell'occasione Milian torna a L'Avana da dove mancava dal 1956 e racconta parte della sua vita passeggiando per la città che aveva lasciato cinquant'anni prima. "Questa è la chiusura ideale della mia lunga carriera…" dirà ai giornalisti cubani che lo intervistano all'inaugurazione di una mostra che gli dedica la sua città natale.
Adios compañero!