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Papa Francesco a Cuba tra fede e speranza

Papa Francesco a Cuba. 19 - 22 settembre 2015 (foto web CiberCuba)

 (In croce un giorno morì l'Uomo; bisogna imparare a morire tutti i giorni sulla croce ...)

 

Testo integrale del discorso pronunciato da Papa Francesco al suo arrivo all'Avana. 19 settembre 2015

Signor Presidente,
Distinte Autorità,
Fratelli nell’Episcopato,
Signori e Signore,

molte grazie, Signor Presidente, per la Sua accoglienza e le Sue cortesi parole di benvenuto a nome del Governo e di tutto il popolo cubano. Il mio saluto va anche alle Autorità e ai membri del Corpo Diplomatico che hanno avuto la cortesia di rendersi presenti in questa circostanza.
Saluto il Cardinale Jaime Ortega y Alamino, Arcivescovo di La Habana, Mons. Dionisio Guillermo García Ibáñez, Arcivescovo di Santiago di Cuba e Presidente della Conferenza Episcopale, gli altri Vescovi e tutto il popolo cubano. Ringrazio tutti voi per la vostra fraterna accoglienza.

Grazie a tutti coloro che si sono prodigati nella preparazione di questa visita pastorale. Vorrei chiederLe, Signor Presidente, di trasmettere i miei sentimenti di speciale considerazione e rispetto a Suo fratello Fidel. Vorrei inoltre che il mio saluto giungesse in modo particolare a tutte quelle persone che, per diversi motivi, non potrò incontrare e a tutti i cubani dispersi nel mondo.

Papa FRancesco a Cuba 19 - 22 settembre 2015                                             ( foto web CiberCuba)



Come lei signor presidente ha sottolineato, in questo anno 2015 si celebra l’80° Anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche ininterrotte tra la Repubblica di Cuba e la Santa Sede. La Provvidenza mi permette di arrivare oggi in questa amata Nazione, seguendo le indelebili orme del cammino aperto dai memorabili viaggi apostolici che hanno compiuto in quest’Isola i miei due predecessori, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. So che il loro ricordo suscita gratitudine e affetto nel popolo e nelle Autorità di Cuba. Oggi rinnoviamo questi legami di cooperazione e amicizia perché la Chiesa continui ad accompagnare ed incoraggiare il popolo cubano nelle sue speranze e nelle sue preoccupazioni, con libertà e con i mezzi necessari per far giungere l’annuncio del Regno fino alle periferie esistenziali della società.

Questo viaggio apostolico coincide inoltre con il primo Centenario della proclamazione della Vergine della Carità del Cobre quale Patrona di Cuba, da parte di Benedetto XV. Furono i veterani della guerra d’indipendenza, mossi da sentimenti di fede e di patriottismo, che chiesero che la Vergine "mambisa" fosse la patrona di Cuba come Nazione libera e sovrana. Da quel momento, Ella ha accompagnato la storia del popolo cubano, sostenendo la speranza che custodisce la dignità delle persone nelle situazioni più difficili e difendendo la promozione di tutto ciò che conferisce dignità all’essere umano. La devozione crescente verso la Vergine della Carità del Cobre è una testimonianza visibile della presenza della Vergine nell’anima del popolo cubano. In questi giorni avrò l’occasione di recarmi al Santuario del Cobre come figlio e pellegrino, a pregare nostra Madre per tutti i suoi figli cubani e per questa amata Nazione, perché percorra sentieri di giustizia, di pace, di libertà e di riconciliazione.

19 settembre 2015. Raul Castro accoglie Papa Francesco                           (foto wew CiberCuba)



Geograficamente, Cuba è un arcipelago che si affaccia verso tutte le direzioni, con uno straordinario valore come “chiave” tra nord e sud, tra est e ovest. La sua vocazione naturale è quella di essere punto d’incontro perché tutti i popoli si trovino in amicizia, come sognò José Martí, «oltre le strettoie degli istmi e le barriere dei mari» (Conferenza Monetaria delle Repubbliche d’America, in Obras escogidas II, La Habana 1992, 505). Questo stesso desiderio fu di san Giovanni Paolo II con il suo ardente appello «affinché Cuba si apra con tutte le sue magnifiche possibilità al mondo e il mondo si apra a Cuba» (Discorso all’arrivo, 21 gennaio 1998, 5).

Da alcuni mesi, siamo testimoni di un avvenimento che ci riempie di speranza: il processo di normalizzazione delle relazioni tra due popoli, dopo anni di allontanamento. È un processo. È un segno del prevalere della cultura dell’incontro, del dialogo, del «sistema della valorizzazione universale... sul sistema, morto per sempre, di dinastia e di gruppo», diceva José Martí. Incoraggio i responsabili politici a proseguire su questo cammino e a sviluppare tutte le sue potenzialità, come prova dell’alto servizio che sono chiamati a prestare a favore della pace e del benessere dei loro popoli, di tutta l’America, e come esempio di riconciliazione per il mondo intero.

19 settembre 2015.  L'Arcivescovo dell'Avana e Papa Francesco(foto web CiberCuba)

Il mondo ha bisogno di riconciliazione, non di questa atmosfera di Terza Guerra Mondiale che stiamo vivendo a tappe.

Affido queste giornate all’intercessione della Vergine della Carità del Cobre, dei Beati Olallo Valdés e José López Pieteira e del venerabile Félix Varela, grande propagatore dell’amore tra i cubani e tra tutti gli esseri umani, perché accrescano i nostri legami di pace, solidarietà e rispetto reciproco.
Di nuovo, molte grazie, Signor Presidente.

Fonte testo: "Avvenire"
https://youtu.be/N7mdWqN3ezM  troverai il video del discorso di Papa Francesco.
https://youtu.be/ASEMJEDo_ec    troverai il video del discorso di Raul Castro (spagnolo)
 
il discorso di benvenuto al Papa pronunciato da Raul Castro: Santità:

 

Il popolo ed i Governo cubani lo ricevono con profondo sentimento di affetto, rispetto ed ospitalità.

 

Ci sentiamo molto onorati per la sua visita. Potrà apprezzare che amiamo profondamente la nostra Patria, per la quale siamo capaci di realizzare i più grandi sacrifici. Ci ha guidati sempre l’esempio degli eminenti della Nostra America che ci hanno trasmesso dignità, prodezza e generosità. Per loro abbiamo saputo praticare l’assioma martiano che Patria è Umanità.

 

L’incontro memorabile che sostenemmo in maggio scorso, nella Città del Vaticano, offrì l’opportunità di scambiare idee sui alcuni dei temi più importanti del mondo in cui viviamo.

 

I popoli dell’America Latina e dei Caraibi si sono proposti avanzare verso la loro integrazione, in difesa dell’indipendenza, della sovranità sulle risorse naturali e la giustizia sociale. Tuttavia, la nostra regione continua ad essere la più disuguale nella distribuzione della ricchezza. Nel continente, governi legittimamente costituiti che lavorano per un futuro migliore, affrontano numerosi tentativi di destabilizzazione.

 

Abbiamo seguito con molta attenzione i suoi pronunciamenti. L’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, sui temi sociali, e l’Enciclica “Laudato Si”, riferite al futuro ed alla cura del pianeta e dell’Umanità, mi hanno motivato una profonda riflessione. Saranno temi per il prossimo Vertice sull’Agenda di Sviluppo Post 2015 che avrà luogo nell’ONU questo mese, e la XXI Conferenza Internazionale sul Cambiamento Climatico che si celebrerà, in dicembre, a Parigi.

 

Cominciano ad avere un’eco crescente nel mondo sulla sua analisi delle cause di questi problemi e l’appello alla salvaguardia del pianeta ed alla sopravvivenza della nostra specie; sulla sospensione dell’azione predatrice dei paesi ricchi e delle grandi multinazionali, sull’eliminazione dei pericoli che minacciano tutti in materia di esaurimento delle risorse e della perdita della biodiversità.

 

Come segnala Sua Santità: L’umanità deve prendere coscienza della necessità di realizzare cambiamenti sullo stile di vita, di produzione e di consumo.

 

Il Leader della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz, nel 1992, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ecosistema e sullo Sviluppo, in Rio de Janeiro, espose la necessità di salvare l’umanità dall’autodistruzione, distribuire meglio la ricchezza, la conoscenza, la scienza e le tecnologie, per lo sviluppo sostenibile, fare sparire la fame e non l’uomo, ha affermato.

 

Il sistema internazionale attuale è ingiusto ed immorale. Il capitale è stato globalizzato ed ha convertito il denaro nel suo idolo. Rende i cittadini come semplici consumatori. Invece di diffondere la conoscenza e la cultura, li aliena con riflessi e modelli di condotta promossi da mezzi che servono solo agli interessi dei loro padroni, le corporazioni multinazionali dell’informazione.

 

La profonda e permanente crisi cade con crudezza brutale sui paesi del Terzo Mondo. Non scappano dai suoi artigli nemmeno gli esclusi nel mondo industrializzato, le minoranze, i giovani disoccupati e gli anziani indifesi, quelli che cercano rifugio dalla fame e dai conflitti. Quello che succede con gli immigranti ed i poveri offende la coscienza umana. Questi sono gli indignati del mondo che esigono i loro diritti e la fine di tanta ingiustizia.

Santità:

 

Nelle sue parole nei due incontri mondiali dei Movimenti Popolari in ottobre dell’anno scorso in Città del Vaticano ed in luglio del presente, in Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, reiterò la necessità di praticare la solidarietà e lottare uniti contro le cause strutturali della povertà e della disuguaglianza, per la dignità dell’uomo e si riferì al diritto alla terra, alla casa ed al lavoro. Per conquistare questi diritti, tra gli altri, si sviluppò la Rivoluzione Cubana. Per loro, reclamò Fidel nel suo allegato storico della difesa conosciuto come “La Storia mi Assolverà”.

 

Per ottenere una società più giusta e solidale abbiamo lavorato con uno sforzo enorme ed assunto i maggiori rischi dal trionfo rivoluzionario.

 

L’abbiamo fatto bloccati, calunniati, aggrediti, con un alto costo di vite umane e grandi danni economici. Fondammo una società con equità e giustizia sociale, con ampio accesso alla cultura ed attaccamento alle tradizioni e le idee più avanzate di Cuba, dell’America Latina, dei Caraibi e del mondo.

 

Milioni di persone hanno recuperato la loro salute con la cooperazione cubana: 325 710 collaboratori hanno lavorato in 158 paesi; oggi, 50 281 lavoratori cubani della salute prestano i loro servizi in 68 nazioni. Grazie al programma “Io sì posso”, 9 376 000 persone sono state alfabetizzate in 30 stati; e più di 68 000 studenti stranieri, di 157 paesi, si sono laureati a Cuba.

 

Avanziamo risolutamente nell’aggiornamento del nostro modello economico e sociale per costruire un socialismo prospero e sostenibile, centrato nell’essere umano, la famiglia e la partecipazione libera, democratica, cosciente e creatrice di tutta la società, specialmente dei giovani.

 

Preservare il socialismo è garantire l’indipendenza, sovranità, sviluppo e benessere della nazione. Abbiamo la più ferma decisione di affrontare tutte le sfide per raggiungere una società virtuosa e giusta, con alti valori etici e spirituali. Come segnalò il venerabile presbitero Felix Varela: le generazioni future ereditino da noi la dignità degli uomini e ricordino quello che costa recuperarla affinché temano perderla”.

 

L’unità, identità ed integrazione regionale devono essere difese. Il Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, firmato dai Capi di Stato e di Governo durante il Secondo Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici, celebrato a L’Avana nel gennaio del 2014, consacra un insieme di compromessi di vitale importanza, come la soluzione pacifica di controversie con lo scopo di confinare sempre di più l’uso e la minaccia dell’uso della forza nella nostra regione; non intervenire, direttamente o indirettamente, nei temi interni di qualunque altro Stato ed osservare i principi di sovranità nazionale, l’uguaglianza di diritti e la libera determinazione dei popoli; fomentare le relazioni di amicizia e di cooperazione tra loro e con altre nazioni; e rispettare pienamente il diritto inalienabile di ogni Stato a scegliere il suo sistema politico, economico, sociale e culturale, come condizione essenziale per assicurare la convivenza pacifica tra le nazioni.

 

Per Cuba, i propositi e principi della Carta delle Nazioni Unite hanno piena validità. Solo rispettandoli si può garantire la pace e la sicurezza internazionali continuamente minacciate.

 

Conoscemmo con sommo interesse le parole di Sua Santità nella cornice della commemorazione del 70°anniversario degli attacchi nucleari contro le città di Hiroshima e Nagasaki.

 

L’esistenza delle armi nucleari è una minaccia contro la sopravvivenza stessa degli esseri umani ed un affronto ai principi etici e morali che devono dirigere le relazioni tra le nazioni. Il loro uso significherebbe la sparizione della civiltà umana. Patrocinare per il disarmo, e molto particolarmente per il disarmo nucleare, non solo è un dovere bensì un diritto di tutti i popoli del mondo.

 

Santità:

 

La ringraziamo per il suo appoggio al dialogo tra gli Stati Uniti e Cuba. Il ristabilimento di relazioni diplomatiche è stato un primo passo nel processo verso la normalizzazione dei vincoli tra i due paesi, che richiederà risolvere problemi e riparare ingiustizie. Il bloqueo che provoca danni umani e privazioni alle famiglie cubane, è crudele, immorale ed illegale, deve cessare. Il territorio che usurpa la Base Navale in Guantanamo deve essere restituito a Cuba. Altri temi devono essere ancora  risolti. Questi giusti appelli sono condivisi dai popoli e dall’immensa maggioranza dei governi del mondo.

 

Commemoriamo questo anno, l’80°anniversario di relazioni ininterrotte tra la Santa Sede Apostolica e Cuba, che sono buone e si sviluppano favorevolmente sulla base dal rispetto mutuo.

 

Il Governo e la Chiesa Cattolica a Cuba mantengono relazioni in un clima edificante, come succede con tutte le religioni ed istituzioni religiosi presenti nel paese che inculcano valori morali che la nazione apprezza e coltiva. Esercitiamo la libertà religiosa come diritto consacrato nella nostra Costituzione.

 

Diamo alla presenza di Sua Santità nella nostra Patria tutto il suo significato. Sarà trascendente ed arricchirà la nazione il suo incontro con un popolo lavoratore, istruito, abnegato, generoso, con profonde convinzioni, valori patriottici, disposto a continuare la sua eroica resistenza ed a costruire una società che garantisca il pieno sviluppo, di donne ed uomini, con dignità e giustizia.

 

A nome di questo nobile popolo, le do il più caldo benvenuto.

 

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