A proposito di rivoluzioni e controrivoluzioni ...

Cari amici lettori, questa volta provo a gettare un pò di legna sul fuoco prendendo spunto da un argomento di attualità. Si è da poco festeggiato, confondendo entusiasmo e malumori, il 57° Anniversario del Trionfo della Rivoluzione castrista. Giornate dense di manifestazioni patriottiche in terra cubana e sfiorate da qualche ricordo sbiadito nel resto del mondo nelle menti di vecchi nostalgici di quegli anni ricchi di effervescenza politica ed intrisi di utopia e romanticismo. Sono state anche giornate di livore e di astio (che sarebbe meglio definire odio) espresse spesso con toni violenti da parte di coloro che non si identificano nell'esperienza rivoluzionaria e che anzi vedono in essa l'origine di tutti i mali che affliggono l'isola, dall'arretratezza economica allo svilimento di una società che considerano impoverita nei suoi valori primari. Parliamoci chiaro: questo è un problema tra cubani, tra chi si schiera ostinatamente con Fidel e chi contro. Al resto del mondo questa diatriba non interessa granché. I social network sono pieni di dichiarazioni al vetriolo ma bisogna riconoscere che questi sono utilizzati quasi esclusivamente da chi vive fuori dall'isola, sopratutto nella vicina Florida, per cui manca un minimo di contradittorio. Proviamo a vedere se su questo blog possa nascere qualcosa di stuzzicante e costruttivo e che sappia allo stesso tempo conservare una certa oggettività.

Non nascondo la mia simpatia per l'esperienza rivoluzionaria cubana che, e per far questo basta conoscere un poco della storia di Cuba, fu sostenuta da un appoggio popolare senza precedenti che riconobbe nei leaders della rivoluzione, Fidel Castro e Che Guevara su tutti, gli eroi che avrebbero liberato una popolazione intera da una dittatura sanguinaria e corrotta come fu quella di Fulgencio Batista. In questi quasi sessantanni di esperienza rivoluzionaria molti principi che la guidarono e ispirarono sono spesso caduti in contraddizione. Alcune promesse sono state disattese e l'apparato socialista si è arenato negli stessi errori compiuti dalla precedente dittatura. La diaspora del popolo cubano è un dramma ed una ferita aperta che sanguina sotto gli occhi di tutti e l'esodo continuo di cittadini cubani in fuga dai propri incubi è il volto tragico di un'isola che attira e respinge con la stessa veemenza. Gli oppositori del regime e le Damas de Blanco denunciano quotidianamente l'esistenza di carceri colme di prigionieri politici e la storia di Cuba di questi decenni è passata anche attraverso discriminazioni, violenze e morti sospette. Sono convinto però che per leggere obiettivamente la vicenda cubana sia necessario collocare l'isola caraibica nel suo preciso contesto storico e geografico. Cuba fluttua nel mare come un ponte galleggiante tra il Nuovo ed il Vecchio Mondo e proprio a causa di questa sua posizione strategica è stata nel corso dei secoli meta ambita di conquistadores, pirati e moderni colonizzatori. Cuba nella sua turbolenta storia è stata contaminata da popoli e razze diverse cosicchè l'apetto che la caratterizza è la sua tipica natura meticcia, originata dalla fusione della cultura europea, asiatica e quella africana. Una natura complessa, agitata, irrequieta e sensuale diifficile da addomesticare e sgorgata dal sangue degli schiavi africani e da quello di avventurieri senza scrupoli, galeotti, disperati e da un manipolo di religiosi. La storia moderna di tutto il Centro e Sud America è abbastanza recente e dopo più di 300 anni di occupazione spagnola e portoghese in cui tutto è rimasto sospeso, ha trovato una sua originalità solo a partire dalla fine dell'ottocento con i vari moti indipendisti, la rivoluzione messicana e la strenua lotta di liberazone cubana nei confronti della monarchia spagnola. Una terra-continente inquieta, violenta e passionale che è stata teatro in quest'ultimi decenni di storia delle dittature sanguinarie dell'Argentina e del Cile, dei massacri del Nicaragua e del El Salvador. Una terra ferita dalla guerra civile infinita in Colombia tra le Farc e le forze governative, da quella di potere scatenata dai narcotrafficanti nello splendido Messico, dal bagno di sangue di cui si sono resi protagonisti i guerriglieri di Sendero Luminoso e Tupac Amaru in Perù, dai continui colpi di stato nella ricca ed impoverita Venezuela, che ha visto migliaia di desaparecidos vittime delle dittature militari in Uruguay e Paraguay e persino in Brasile e nella vicina Repubblica Dominicana ed Haiti. In questo contesto disgregato e violento i fratelli Castro con le buone e (spesso) con le cattive hanno garantito a Cuba una stabilità politica e sociale, dandole persino uno spessore internazionale ponendo l'isola come modello guida per i paesi più poveri del Terzo e Quarto mondo. A Cuba c'è povertà ma non miseria. L'alfabetizzazione è diffusa ed è stata la più grande conquista dei barbudos così come la sanità accessibile a tutti che ha portato Cuba ad avere un tasso di mortalità infantile uguale o inferiore a moltie nazioni del mondo occidentale. Cuba non ha conosciuto il dramma dei paesi africani, le sanguinose guerre tribali, le carestie e le epidemie. Non conosce le violenze del medio oriente, i fanatismi religiosi ed il terrorismo l'ha appena sfiorata. Non ha attraversato l'inferno delle dittature cannibali dei balcani, non ha vissuto i massacri dei popoli slavi, le guerre fratricide dei paesi del vecchio blocco socialista. All contrario ha fatto conoscere al mondo la sua straripante bellezza, la musica, la letteratura, la danza e una finezza ricercata e mai banale nell'arte cinematografica. Si è espressa a livelli altissimi in campo sportivo forgiando generazioni di grandissimi campioni. Negare questo è negare che l'Isola sia bagnata dal mare! Cuba ha enormi problemi, ha un'apparato burocratico spaventosamente paralizzante. Ci sono forme di abuso e corruzione e una classe manageriale acerba ed impreparata, ma è un mondo che a modo suo va avanti, con ritmi diversi dai nostri e non per questo necessariamente peggiori. L'errore storico che attribuisco ai Castro è l'essersi gettati tra le braccia della Unione Sovietica (scelta peraltro obbligata e forse rifiutata da Guevara, visto l'assedio nord americano), a cui del popolo cubano non è mai interessato nulla, ne del suo sviluppo economico ne della sua crescita sociale ed umana. L'isola era in affitto, permutata con la presenza militare sovietica ed occupata da missili puntati dritti nel culo degli USA. In cambio riceveva di tutto: dagli alimenti, ai beni di consumo, dalla tecnologie ai tecnici, dalle medicine ai mezzi di trasporto. Paralizzata nella cultura dello zucchero e del tabacco Cuba si è come fossilizzata e quando nel 1988 il gigante sovietico si è dissolto l'isola si è trovata in ginocchio, incapace di provvedere alla sua stessa sopravvivenza. Furono gli anni del periodo special dove mancava di tutto e il dono di un sapone, di una penna o di un pò di carta igienica equivaleva al più ricco dei regali. L'isola si è però risollevata. Non ha mai perso un nutrito gruppo di "amici" che l'hanno sostenuta ed indirizzata verso un cambiamento che pur lentamente è in atto. I vecchi padroni di un tempo, gli spagnoli scacciati a fucililate, non hanno mai abbandonato la vecchia colonia e la Chiesa Cattolica, con la quale non si sono mai rotti i rapporti nonostante situazioni di pericolosa criticità, è divenuta nella figura dei Pontefici Karol, Benedetto e Francesco non solo sostegno spirituale ma anche garante di un nuovo corso che apporterà sicuramente benefici a tutta la struttura sociale. Cuba vive ed è viva. Un pò assonnata questo si. Per assurdo che possa sembrare credo che i Castro abbiano regalato all'isola quasi 60 di paradiso artificiale durante i quali i cubani per vivere hanno dovuto fare veramente il minimo indispensabile. Certo tra privazioni e malcontenti, ma anche con ampi spazi di svago, forse di noia controllata, ma così lontano dalla vita ossessiva e stressante del mondo occidentale. I cubani sono per loro stessa ammissione campioni al mondo nella specialità del non far niente e la controprova è la difficoltà con cui si adattano alla vita dei paesi che hanno raggiunto in cerca di nuove opportunità. In molti sono partiti, molti altri sono nati all'estero e quello che portano nel cuore è solo il ricordo nei racconti dei genitori o dei nonni. Eppure Cuba è una ossessione ed ogni occasione è buona per ricostruire un angolo di quel paradiso perduto. Una tavola apparecchiata con riso bianco e banane fritte, un cuba libre o un ritmo di conga da ballare. Molti di quelli che hanno attraversato l'abisso tornerebbero volentieri in dietro. La nostalgia della quiete, della semplicità di una vita che sembra assopita ma che vive di violente passioni, gli amori liberi e spregiudicati, le ore trascorse a non far nulla ... Chi ha visto solo il sole non è abituato a convivere con l'oscurità. Questa spaventa e disorienta. Cuba cambia e cambierà. Certo faccio fatica a immaginare 12 milioni di cubani recarsi al lavoro per 40 anni e più, obbligati a fare cose che non comprendono e non accettano. Se Dio vorrà, vorrei trovarmi fra trentanni o quaranta con un mio coetaneo cubano a raccontarci le nostre vite e su cosa abbiamo misurato il tempo e la felicità. So già chi sarà il vincitore. Le mie sono opinioni, semplici opinioni. Le condivido non sperando di ottenere facili consensi. La libertà in fondo è (anche) questa.
2 Febbraio, 2016
Tags: embargo,, Fidel Castro,, Usa,, Raul Castro,, Rivoluzione cubana,, Damas de Blanco,