L'Uragano Matthew sconvolge i Caraibi. Pesanti le perdite di vite umane e i danni materiali.

L'Uragano Matthew, classificato di categoria 4, ha toccato il territorio cubano con raffiche di vento fino a 250 km orari, nel tardo pomeriggio del 4 ottobre del 2016, entrando all'altezza di Punta Caleta, sulla costa meridionale nella provincia di Guantanamo.
Si è trattato del ciclone tropicale più potente che ha colpito la zona caraibica dal 2007 ad oggi.




A Cuba, una straordinaria macchina organizzativa che si è mossa con largo anticipo fornendo attraverso i canali televisivi nazionali una continua e scrupolosa copertura informativa, ha consentito l'evacuazione di circa 1,5 milioni di persone realizzando contemporaneamente centinaia di centri di rifugio e mettendo in sicurezza non solo le persone ma anche gli animali, i viveri e i medicinali.
La prevenzione a Cuba contro gli uragani è riconosciuta a livello internazionale e rappresentanti dell'Onu e dell'Unicef non hanno mancato di sottolineare il grande impegno profuso dal Governo cubano che ha permesso di salvare tutte le vite umane nelle zone più colpite dall'uragano. Le Forze Armate Rivoluzionarie e la Defensa Civil sono sempre state presenti nelle zone minacciate dall'arrivo dell'uragano e questo ha permesso che tutte le operazioni di evacuazione si svolgessero con ordine e disciplina.

Il Governo Castrista in queste occasioni mette in mostra i suoi muscoli. Gli eventi naturali vengono affrontati come si potrebbe affrontare una qualsiasi "fuerza invasora" e il legame tra il leader politico e il suo popolo in queste occasioni si rinsalda sempre di più. Le province interessate dal violento fenomeno naturale sono state quelle orientali di Camagüey, Granma, Las Tunas, Santiago, Holguín e Guantánamo dove anche l'esercito americano ha predisposto per tempo l'evacuazione di tutto il personale non necessario presente nella base militare. Migliaia di turisti sono stati trasferiti inoltre dalla provincia di Holguin a quella più lontana e sicura di Villa Clara e nelle strutture alberghiere della Isla de la Joventud. Per sicurezza sono stati poi sospesi in tutta l'isola i trasporti ferroviari, terrestri e aerei e per precauzione nella zona orientale di Cuba anche l'elettricità è stata interrotta.
Il Governo Revolucionario ha reso noto nelle ore successive al passaggio di Matthew che interverrà coprendo il 50% delle spese necessarie per l'acquisto di materiale edile necessario a ripristinare le abitazioni distrutte e che si farà carico degli interessi sui prestiti richiesti dalle famiglie colpite dalla tragedia.

La macchina internazionale degli aiuti si è messa in moto rapidamente. Aiuti generosi sono arrivati anche dal Venezuela che pure sta vivendo una crisi sociale ed economica senza precedenti. I religiosi presenti sul posto si stanno adoperando per dare conforto sia spirituale che materiale alle persone. Numerosi tecnici sono partiti subito dopo il passaggio dell'uragano da tutte le provincie cubane non interessate direttamente dal fenomeno naturale. La Croce Rossa e i medici dell'Isola hanno garantito una presenza massiccia nelle zone disastrate ed in una gara di solidarietà molti di loro sono partiti per la vicina Haiti.

Allo stesso tempo dai social giungono notizie di diversi giornalisti indipendenti arrestati dalle autorità militari poichè diffondevano notizie circa la difficile situazione di centinaia di persone e di interi pueblos che dopo molti giorni non avevano ancora beneficiato di nessun tipo di assistenza.
Ad una decina di giorni di distanza il Paese sta cercando di tornare lentamente alla normalità. Tutti i trasporti sono stati ripristinati ma molte strade, ponti e altre via di comunicazione sono stati completamente distrutti o seriamente danneggiati.
Dopo Cuba la violenza di Matthew ha toccato gli Stati Uniti, colpendo duramente la Florida, la Georgia e il North Carolina causando circa una quarantina di morti.
In questo scenario apocalittico è stata però ancora una volta Haiti a soffrire i danni più devastanti: molti corsi d’acqua sono esondati inondando poveri centri abitati disseminati da abitazioni di fortuna costruite dopo il terribile terremoto di 6 anni fa. Molti alberi sono stati sradicati ed abbattuti dal vento impetuoso e le piogge torrenziali hanno fatto aumentare il rischio di frane e inondazioni in un territorio già gravemente disboscato.
Per l'Unicef la maggiore preoccupazione riguarda ora la salute di più di 4 milioni di bambini esposta a gravi pericoli dopo il passaggio del violento uragano. Scarseggia infatti l'acqua potabile e come ha detto il rappresentante dell’Unicef ad Haiti, Marc Vincent, "Le malattie trasmesse dall’acqua sono la prima minaccia per i bambini in situazioni di emergenza. Questa è la peggiore tempesta vista da decenni ad Haiti e il danno sarà senza dubbio significativo".
Cuba si rialzerà ancora una volta ne sono certo, il destino di Haiti invece sembra sempre di più avvolto dal grigiore e dalla disperazione.
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