Il presente sito fa uso di cookie tecnici e di terze parti. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie.

 

  • Home
  • Blog
  • A proposito del Natale, del presepe, di Cuba e Karl Marx

A proposito del Natale, del presepe, di Cuba e Karl Marx

24 dicembre 2017

 
Maternità cubana, foto Franco Di Crosta
(Maternità - foto Franco Di Crosta)

Ogni giorno siamo invasi da uno sciame di notizie bizzarre che hanno suscitato in taluni sconcerto e indignazione poiché ciò che all'inizio sembrava essere soltanto un sussueguirsi di atteggiamenti provocatori da parte di pochi “lupi solitari” con il passare del tempo si è consolidato in una fastidiosa abitudine alla quale ci stiamo pigramente rassegnando. Recentemente si sono infatti moltiplicati i casi in cui rappresentanti delle istituzioni si sono fatti promotori di iniziative ostili ad ogni tipo di manifestazione riconducibile alla nostra tradizione che, non dobbiamo dimenticare, affonda le sue radici nel cristianesimo. Giorno dopo giorno si abbatte un mattocino: prima si insiste con il voler rimuovere i Crocefissi dalle scuole, dagli ospedali, dai tribunali e da tutti i luoghi pubblici, poi si tenta di cancellare tutti i simboli del Natale,  a partire dai suoi mercatini, alle melodie che tutti noi abbiamo canticchiato con i compagni di scuola o nell'intimità familiare per giungere in fine al Presepio che con i suoi pastorelli, le massaie indaffarate, i miti re magi e gli angeli sospesi a fili colorati abbiamo scoperto costituire una seria minaccia sociale poichè ritenuto discriminante e razzista nei confronti delle minoranze religiose, in primis di quella islamica.

Chi di noi non ha atteso con trepidazione quelle giornate in cui si svuotavano le scatole e si allestiva il presepe con le montagne di carta pesta e le statuette poste tra ciuffetti di muschio e sassolini di ghiaia bianca che in un sentiero appena accennato conducevano alla soglia della piccola mangiatoia, fatta di legnetti e paglia dove il bue e l'asinello scaldavano Giuseppe e Maria e il piccolo Gesù?  Questo Dio così strano che si è fatto povero e bambino per entrare nelle case e nei cuori di tutti noi.

Cosa in tutto questo scandalizza, offende e descrimina?

O forse sarebbe meglio domandarsi cosa si cela dietro a questa ostinata volontà autodistruttiva che con il pretesto di difendere la laicità di Stato sta demolendo secoli di storia, di cultura e tradizioni, di fede e di valori condivisibili da tutti, credenti e non?

Il grande filosofo napoletano Benedetto Croce, liberale e anticlericale scrisse tra le sue numerose opere un saggio intitolato “Perché non possiamo non dirci cristiani” e definì il cristianesimo come il “più profondo rivolgimento spirituale compiuto dall'umanità”.

I valori cristiani appartengono a tutti, anche a chi si dichiara non credente. Noi apparteniamo alla nostra storia e il cristianesimo è parte integrante della nostra storia.

Chi allora ha il diritto di sentirsi offeso?

 

La nostra quotidianità è tragicamente ferita e macchiata di sangue dalla cieca violenza fondamentalista ed è doloroso dover ammettere di trovarsi già immersi nel pantano di una guerra di religione e di civiltà, esperienza già vissuta in passato ma che oggi si presenta con aspetti del tutto inediti e paradossali. In molti casi non è l'antagonista ad imporre cambiamenti e rinunce. In Italia ad esempio non sono state le minoranze religiose a chiedere l'abolizione delle tradizioni cristiane e dei suoi simboli. Tutto nasce al contrario da prese di posizione di taluni amministratori verosimilmente orientate più  verso il raggiungimento di un tornaconto personale che non alla tutela del bene comune. Come non dubitare allora che certe decisioni nascondano in realtà il disegno di disgregare la società partendo proprio dal suo nucleo fondamentale, la famiglia? Sicuramente una società divisa, confusa e senza valori è più facilmente influenzabile e dominabile. Ecco perchè questo dilagante buonismo assomiglia sempre di più ad  un voto di scambio che maschera l'ossessione di conquistare quel voto in più che alla fine è garanzia del successo personale. Si abolisce una cosa per accontentare qualcuno e se ne elimina un'altra per accontentare un altro ancora senza renderci conto che così facendo stiamo svuotando di valori le nostre coscienze  e svendendo la nostra cultura.

Si fa ricorso a mille espedienti per screditare e minare il ruolo sociale che il cristianesimo attraverso la Chiesa ha sempre ricoperto attaccando quest'ultima stigmatizzandone le sue gravi colpe. Posizione per molti aspetti comprensibile, basti pensare alla piaga della pedofilia. Si ignora però sistematicamente la testimonianza del martirio silenzioso di migliaia di umili sacerdoti e religiosi sperduti nel mondo e le storie di tanti volontari che gratuitamente offrono la loro vita e la loro professionalità in opere e missioni in ogni angolo della terra. La Chiesa è fatta di uomini e l'uomo è imperfetto e sa essere cattivo, molto cattivo. Dio ci ha lasciato questa libertà: poter scegliere cosa essere e come vivere. Per questo la nostra fragilità non può diventare un alibi e la negazione di Dio stesso. Sarebbe come ammettere che gli oceani, i cieli stellati e le grandi foreste non sono così belli perché permettono all'uomo di contaminarli e distruggerli.

L'Amore è un valore che va al di la della incapacità dell'uomo di amare!

Quando ci si sente minacciati da un grande pericolo ciò che ci salva è l'istinto di sopravvivenza che emerge dandoci la forza di compattarci e di aiutarci vicendevolmente. Accade normalmente durante le devastazioni belliche o quando siamo colpiti da gravi calamità naturali.

Oggigiorno esiste un nemico comune, che ha un nome e persino una bandiera, nera come il colore dei nostri peggiori incubi. Il fondamentalismo islamico che ieri si chiamava Al Qaeda, oggi Isis e domani chissà come fa paura e sembra incontrollabile poiché capace di insinuarsi anche nelle menti più moderate. Uno stato di terrore che non ha regole, capace di infrangere secoli di storia e annientare vite umane con una violenza che non ha precedenti. C'è ferocia, sadismo e una volontà diabolica di dominare il mondo con lo strumento della paura contro la quale bisognerebbe erigere fortezze spirituali prima che militari. Invece cosa facciamo? Esattamente il contrario e siamo noi stessi, con la nostra ottusità, a sgretolarle e a spianare la strada ai nuovi conquistatori. Via i Crocefissi, i presepi, le canzoncine e le stelle comete. Forse arriveremo un giorno ad abbattere i campanili o a mutilarli delle Croci e delle campane, a spogliare le chiese dei capolavori che ritraggono Santi ed arcangeli o a nascondere le madonnine nei bagni delle scuole. Il “male” non avrà neanche bisogno di sudare per conquistarci perchè ci saremo già arresi, ci saremo già consegnati alla sconfitta. Personalmente inorridisco di fronte a questa ipotesi.

Per ultimo una riflessione sulla cara Cuba che tra mille ostacoli ha scelto un suo percorso, criticabile o condivisibile, ma che è il suo percorso, la sua storia. Cuba prima della rivoluzione castrista era una pseudo repubblica, con un pseudo parlamento e un pseudo presidente Batista, molto propenso ad arricchirsi e a fare soldi intessendo loschi affari con la potente mafia italo americana trasferitasi sull'isola. In quel periodo la Chiesa cubana viveva una situazione di non belligeranza che spesso sconfinava in eccessivi compromessi con il potere costituito così da posizionarsi troppo vicino agli interessi della media borghesia per potersi calare nella realtà delle classi più deboli. Anche per questo i rivoluzionari barbudos quando presero il potere fecero piazza pulita di molti religiosi e religiose che furono condannati ad umilianti espulsioni di massa. Nonostante tutto la Chiesa cattolica è sempre rimasta sull'Isola e da una sorta di clandestinità è riuscita negli ultimi decenni a ritagliarsi un ruolo di primaria importanza nella storia del Paese caraibico. A Cuba sono arrivati tre Papi e qui nel febbraio del 2016 si è ospitato lo storico incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill per un evento atteso da quasi mille anni! Nell'isola considerata da molti l'ultimo baluardo del socialismo e dove i riferimenti all'ideologia marxista-leninista (atea)  sono stati cancellati solo in seguito alla riforma della Costituzione avvenuta nel 1992 si respira da anni un nuovo umanesimo arricchito da un desiderio di spiritualità che si manifesta con tutta l'esuberanza tipica delle popolazioni afro-antillane. Molte chiese sono state riaperte, alcune sono state ristrutturate dopo anni di oblio e riconsegnate alla Chiesa e al mondo in tutto il loro splendore. La grande statuta del Cristo di Casablanca che domina la baia dell'Avana dopo essere stata restaurata è stata dichiarata monumento nazionale e non esistono opere simili dedicate a Lenin, a Marx o a Fidel. Nella capitale come nelle provincie si partecipa con grande fervore alle funzioni religiose, lo Stato da diversi anni ha reintrodotto la festività nazionale del Santo Natale e si celebrano i riti della Settimana Santa e la Pasqua con grande trasporto. Crescono le vocazioni sacerdotali e si moltiplicano i gruppi di preghiera mentre le immagini di Gesù e della Vergine Maria sono presenti in tante case vicino ai ritratti del Che e di Camilo. Anche gli evangelici così come i protestanti hanno il loro spazio, gli ebrei pregano liberamente nelle loro sinagoghe e la comunità islamica è per il momento ben integrata. Poi ci sono i riti e le credenze della santeria, la religione yoruba con i suoi orishas e la sua musica dirompente a cui gli afro cubani sono molto legati.

Il cristianesimo ha resistito eroicamente in molti paesi dell'est europeo ed in quelli governati da regimi comunisti dove per decenni è stato perseguitato, condannato al silenzio e dove celebrare una Messa o allestire un presepio voleva dire rischiare seriamente la vita. Ciò che accade ancora oggi in molti territori della splendida Africa o in Medio Oriente dove partecipare alle funzioni religiose vuol dire mettere a repentaglio la propria esistenza rischiando di essere trucidati a colpi di macete, bruciati vivi o se si è fortunati di saltare in aria polverizzati da una esplosione.

Un bel paradosso non vi pare?

Ecco perchè ogni volta che oscuriamo un simbolo della nostra cultura secolare, ogni volta che ci vergogniamo dei capisaldi della nostra fede, ogni volta che ci arrendiamo difronte al dilagare di un vuoto buonismo uccidiamo uno di questi nostri fratelli. Lo uccidiamo veramente!

Guardiamo allora con tenerezza al Bambino della mangiatoia e a quel Dio spogliato di ogni cosa, umiliato e inchiodato che in un quel'ultimo tragico abbraccio, con le braccia spalancate sulla Croce, ci ha perdonato tutti e amati per sempre. A chi può fare paura un Dio così generoso?

Lui è li. Ancora li e ci chiede di essere amato e ci richiama a sé con il pianto di un bambino. Non possiamo chiudere gli occhi e nasconderci.

Non possiamo nasconderLo come fosse qualcosa di cui vergognarsi!

Buon Natale a tutti allora e che i nostri cuori si riempiano di Coraggio e di Amore.

Ne abbiamo tutti bisogno.

Tags: Papa Francesco,, Papa Giovanni Paolo II,, Cristo dell'Avana,, Santeria,, Religione,, religione a Cuba,, statua del Cristo,