Pepe Mujica: il coraggio della coerenza
24 Settembre 2018

Ravenna 30 agosto 2018, una tipica serata di fine estate. Una di quelle giornate in cui già si cominciano a chiudere gli ombrelloni e a ripiegare i lettini e le città e i paesi si ripopolano lentamente trovando nuovo vigore nelle tante sagre e nei festival politici dove da tempo sventolano bandiere e ideologie sempre più stanche e sbiadite. Al Pala De Andrè va di scena il Festival Nazionale dell'Unità organizzato dal PD e per l'occasione la capitale bizantina si prepara ad accogliere i suoi ospiti offrendo il meglio di sé proponendo un ricco programma di convegni, mostre fotografiche, mercatini artigianali e concerti. C'è anche un piano bar dove alcuni anziani si attardano in romantici passi di danza. Il ruolo da assoluto protagonista è rivestito però come sempre dai tanti ristoranti affollati e chiassosi e investiti da una fiumana di indaffarati volontari in rigorosa maglietta rossa. Sul viale centrale che attraversa l'area della festa un gruppo di sgambatissime ragazzine si dimena maliziosamente mentre poco più in la una bancarella vende vecchi vinili tra bandiere americane e ricordi rockettari. Del viso malinconico del Che neanche l'ombra. Si passeggia, si ascolta, si chiacchiera avvolti da nuvole di fumo che si sprigionano dalle graticole e contaminati dal profumo inconfondibile di salsiccia e piadina fritta, assolute prelibatezze per il palato da queste parti.
Devo essere a Ravenna per le ore 19. Non voglio assolutamente arrivare in ritardo a questo incontro che attendo da tempo ma come spesso capita devo fare i conti con una di quelle giornate vissute a ritmi incalzanti che finiscono sempre con l'allontanarmi dalle cose a cui tengo maggiormente. Cerco con affano di individuare le poche indicazioni presenti e quando credo di essermi definitivamente perso nella confusione ecco che appare un gentilissimo carabiniere che mi viene in soccorso aiutandomi a trovare il grande tendone bianco posto in fondo ad un largo spiazzo. Giungo così alla sala Aldo Moro che si rileverà ben presto un luogo troppo piccolo per accogliere una folla numerosa ed eterogenea di curiosi, nostalgici delle lotte proletarie, giovani studenti e politici piuttosto distratti. L'atmosfera è vibrante e carica di aspettative. La gente è assiepata ovunque. Mi alzo in punta di piedi per tentare di vedere qualcosa. Poi ecco finalmente comparire Pepe. Lo intravedo, è il "compagno Pepe". Bastano solo poche parole pronunciate con enfasi per scaldare l'ambiente: "Buenas noches amigos y compañeros!". Il silenzio dell'attesa si trasforma in un applauso assordante che travolge l'anziano combattente e zittisce per diversi minuti le ignare orchestrine di liscio. L'ex Presidente saluta sorridente esibendo il suo caratteristico look campesino: un'ampia camicia bianca, jeans arrotolati sulle caviglie e scarpe uruguagie semplici ma che “durano molto”. E' la divisa della semplicità. Il marchio di fabbrica di Pepe Mujica.

Dopo una breve e prosaica introduzione fatta dal segretario PD Maurizio Martina, l'illustre ospite inizia il suo intervento. Parlerà a braccio per circa una ora interrotto sovente da ovazioni e cori da stadio. Ha la voce impastata il vecchio Pepe, una voce molto profonda e carismatica. Sembra stanco, quasi affaticato nel dover interagire con tutto quell'entusiasmo e per il gran caldo sviluppatosi all'interno del tendone. Sembra stanco ma non lo è! Nonostante i suoi 83 anni i suoi occhi profondi e la sua mente ribelle sono capaci ancora di spingersi oltre, puntando dritto verso il futuro. “Non sono qui per convincervi di qualcosa, sono qui per aiutarvi a pensare !” dice tanto per chiarire le cose ...
Guadagno delle posizione e mi avvicino al palco approfttando del fatto che qualcuno si è già allontanato per il troppo caldo o perchè persuaso maggiormente dal profumo di tagliatelle ai porcini piuttosto che dall'utopia romantica di Pepe. Le sue parole attraggono come potenti calamite e costringono ad un silenzio meditativo. La traduzione è a tratti lacunosa e questo causa la perdita di alcuni passaggi significativi. Nonostante ciò pur essendoci pochi ospiti di lingua spagnola sotto il tendone l'ex presidente viene interrotto ripetutamente da entusiastici applausi prima ancora che le sue parole vengano tradotte. E' il linguaggio semplice, diretto e coinvolgente di Pepe. Un linguaggio che arriva dritto al cuore. Il suo non è un discorso banale nè sterilmente filosofico al contrario i concetti che esprime rappresentano una autentica lezione di vita impartita da chi è stato capace di vivere con coerenza, fino alle estreme conseguenze, il proprio pensiero. Un intervento quello di Pepe che ha abbracciato molte tematiche alimentato da una energia figlia di una esperienza umana solida e drammatica. Un discorso che non è mai scivolato in inutili autocelebrazioni.

Ho scoperto Mujica sui social dove è possibile trovare il racconto dettagliato della sua vita insieme ad una raccolta innumerevole di pillole di saggezza diventate ormai frasi di culto. Evitando di essere ripetitivo vorrei solo ricordare alcuni dati necessari per dare una giusta collocazione storica al personaggio: Mujica nasce a Montevideo, capitale dell'Uruguay, il 20 maggio del 1935. Nelle sue vene scorre sangue basco da parte del padre Demetrio e italiano da parte della madre Lucia Cordano i cui umili genitori erano originari di Favale di Malvaro in provincia di Genova. In gioventù Pepe fu un esponente di spicco dei Tupamaros (MLN Movimiento de Liberacion Nacional) un movimento di ispirazione marxista che negli anni sessanta-settanta si oppose al duro regime militare che governava il suo Paese d'origine. Erano gli anni dell'epopea del Che e della Rivoluzione Cubana, anni in cui una ventata di novità attraversò le coscenze di intere generazioni non solo in America Latina ma in tutto il Mondo. Anni di profondi cambiamenti sociali, sogni e utopie durante i quali per molti la lotta armata fu condiderata l'unica opzione in grado di sovvertire l'ordine imposto e capace di restituire dignità al ploretariato e alle classi sociali più povere. Anche Pepe indossò la divisa del combattente pagando la sua scelta politica e la sua temporanea sconfitta con molti anni di carcere, ben 13 tra il 1972 e il 1985, di cui quasi la totalità trascorsi in isolamento, torturato nel corpo e nello spirito. Pepe sopravvisse a quell'inferno ed oggi parla della durezza di quegli anni con animo sereno avendoli accettati, come lui stesso dice, come un lungo periodo di prova e riflessione che lo hanno plasmato trasformandolo in quell'uomo saggio, concreto, umile e carismatico che noi tutti apprezziamo. Tornato in libertà con la fine della dittatura militare ricoprì diverse e importanti cariche politiche per poi essere eletto Presidente dell'Uruguay nel novembre del 2009. Verrà conosciuto internazionalmente come il “Presidente Povero” per lo stile di vita sobrio che ha caratterizzato tutta la sua carriera politica. Pepe sarà presidente dal 2010 al 2015 e per questo incarico beneficerà di uno stipendio mensile di circa 8500 euro di cui il 90% lo donerà in beneficienza ad organizzazioni non governative o a famiglie bisognose conservando per sé soltanto 800 euro da lui ritenuti congrui per una esistenza dignitosa. Rinunciò a vivere nel Palazzo Presidenziale rimanendo nella sua piccola fattoria ubicata Rincon del Cerro nella periferia di Montevideo. Non volle nessuna scorta per i suoi spostamenti. La sua immancabile guayabera (tipica camicia cubana) e il maggiolino Volksvagen con cui si spostava divennerero con il tempo il suo distintivo.

Sono dell'opinione che invitare oggi Mujica ad un dibattito politico sia una scelta molto rischiosa, più o meno come lanciare in aria un boomerang sapendo che prima o poi tornerà indietro per colpirti. L'avergli chiesto poi una riflessione sul tema “Etica e politica” è stato ancora più azzardato.
Il suo linguaggio e il suo pensiero sono trasversali ed affascinano chiunque lo stia ad ascoltare. Pepe che si è sempre dichiarato ateo ha finito con il maturare una visione della vita profondamente cristiana. Se non avessi saputo chi fosse, dopo averlo ascoltato lo avrei probabilmente associato a quella schiera di religiosi che nella sua America Latina ispirarono la Teologia della Liberazzione e che in alcuni casi abbracciarono drammaticamente la lotta armata. Pepe non si può imbrigliare o catalogare. Per ovvie ragioni non lo si può definire uomo di destra ma non lo si può neppure consegnare, insieme al suo pensiero genuino, in mano a certi vuoti intellettuali sinistroidi di oggi.
Pepe ha detto tante cose che provo a riassumere nei passaggi più potenti.
Pepe Mujica e la Coerenza
“Bisogna avere coerenza, chiedere con chiarezza e fermezza alla nomenclatura che ci rappresenta che si modernizzi e ci modernizzi, che viva in modo chiaro, che non faccia politica per accumulare soldi e ricchezza, ma per servire il proprio popolo”.
“Alla lunga dovremo affrontare questa sfida: fare in modo di vivere come si pensa, altrimenti finiremo per pensare a come vivremo". E rivolgendosi con intensità alla platea in ascolto ha aggiunto: " Vivere coerentemente al proprio pensiero è qualcosa che non si può chiedere alla destra, dobbiamo chiederlo a noi stessi, dobbiamo chiederlo alla sinistra”.

Pepe Mujica e l'illusione del capitalismo
“Il dio mercato richiede che noi compriamo e compriamo e che accumuliamo debiti che pagheremo per tutta la vita. Ci paghiamo in anticipo anche la sepoltura! Questo è il trionfo del consumismo, dei suoi valori che entrano nelle nostre case e nelle nostre menti in maniera subdola e ci avvolgono come una ragnatela da cui è molto difficile liberarsi. Si tratta di una cultura funzionale al sistema, ma che alla fine ci inganna”.
“Quando ero giovane pensavo che la sinistra dovesse lottare per il potere. Noi abbiamo combattuto per cambiare i rapporti di forza che regolavano la produzione e la distribuzione della ricchezza. Oggi che sono vecchio penso che il ruolo di quella che chiamavamo sinistra progressista stia nella lotta per la civilizzazione umana. Non si può cambiare un sistema senza cambiare la cultura che lo sostiene”.
Pepe Mujica e l'ecologia popolare
Mujica ha affrontato questo tema con particolare vigore. Lui molto legato alla terra e alla vita nei campi ci ha invitato a riflettere sul rischio che corriamo abusando continuamente della terra e dei suoi frutti.“La natura non produce rifiuti sono gli uomini a farlo … l'idea di ecologia deve essere diffusa e popolare e non un fatto intelettuale riservato a pochi... L’albero più alto misura 115 metri, quello più vecchio ha 4700 anni, ma se si diffonde la notizia che il Pil di un Paese è in calo sembra una tragedia! La crescita infinita in natura non esiste!”
“Tutto ha un limite ed anche l’accumulo della ricchezza dell’uomo deve averlo. Oggi siamo in 7 miliardi e mezzo sul pianeta. Tra 50 anni saremo 9 miliardi. Se pensiamo che l’economia mondiale negli ultimi 50 anni è cresciuta di 50 volte, per reggere al ritmo a cui la popolazione cresce, dovrebbe crescere di oltre 200 volte nei prossimi 50 anni. È idiota ed è stupido credere di poter vivere tutti come gli americani o i tedeschi, il mondo non resisterebbe a questi ritmi. Vi stanno mentendo, giovani!”.

Pepe Mujica e l'uomo politico
La natura dell'uomo è quella di essere un politico questo perchè l'uomo vive nella società dove c'è bisogno di tutti. Quando si vive in una società complessa si creano inevitabilmente dei contrasti. Compito del politico è mitigare questi contrasti.
Proprio su questo tema il sudamericano ha incalzato in primis i politici e i rappresentanti della sinistra: "Le repubbliche democratiche sono state un grande passo avanti per l’umanità ma i rappresentanti del popolo devono vivere come la maggioranza dei loro concittadini e non come la minoranza". Mujica ha chiesto con enfasi di vivere la politica come idea di servizio agli altri e non come strumento di arricchimento personale, ambizione questa che è alla base di tanta corruzione. Lo spirito di servizio in particolare deve essere il tratto distintivo della sinistra nata per porsi in contrasto con la destra sin dai tempi della rivoluzione francese ma che in realtà esiste da sempre. "La sinistra è vecchia come l’Homo Sapiens e io mi sento vicino a tutti coloro che hanno cercato il progresso dell’umanità, da Epaminonda ai Gracchi, all’uomo Gesù Cristo".
Pepe Mujica e la sobrietà come modello di vita.
Questo è indubbamente il tema più amato da Mujica, il suo cavallo di battaglia ...
“Quando noi compriamo qualcosa non la paghiamo con i soldi ma con il tempo di vita che ci è costato guadagnarli. In nessun supermercato si vende vita", ha aggiunto l'ex presidente. "Per essere felici dobbiamo dedicare tempo ai nostri affetti e non diventare macchine per pagare conti. Cari compagni, queridos compañeros, ricordiamoci che il mondo non si fa cambiare facilmente, resiste. Ma il nostro compito è quello di inculcare nella gente la speranza che un giorno non si sa quando, forse nei prossimi 50 anni, avremo una civiltà migliore, che sarà come un “pan dulce”.
"La sobrietà va perciò vissuta come una vera rivoluzione politica, come uno strumento di forza capace di attaccare al cuore il sistema e le illusioni che lo sostengono e lo alimentano. Sobrietà che non va intesa come apologia della povertà ma come intelligenza in grado di dar valore alle cose importanti della vita e agli affetti che sono le mogli, i mariti, i figli, gli amici e i compagni. La sobrietà è la capacità di vivere con quello che è necessario senza sprechi e questo ci aiuterà ad essere solidali con le generazioni che verranno. Bisogna lottare per un mondo migliore, che dia felicità alle persone e ciò che dà felicità non sono le cose, ma il tempo libero che dedichiamo alle persone”

Pepe Mujica e le domande che non ho potuto fargli.
Hermano Presidente buenas tardes!
Lei è diventato probabilmente a sua stessa insaputa una star del web dove i video con i discorsi da lei pronunciati spopolano come i video clip delle pop star internazionali. Le sue parole sgorgano da una fonte che è stata la sua vita stessa e sono una testimonianza feconda di cui tutti noi abbiamo bisogno. Lei è stato un guerrillero, ha combattuto per le sue idee e ha pagato per la sua coerenza un prezzo molto alto. La prigione, l'isolamento, la tortura fisica e quella più subdola, la tortura psicologica. Oggi continua a combattere una guerra per un cambio di cultura, contro il consumismo e la sete di potere di cui siamo tutti ammalati e che ha contagiato in modo particolare chi è chiamato a governarci allontanando progressivamente il popolo dalla “res pubblica”. Guardo al suo Continente e a ciò che è rimasto di quei giorni di lotta e di speranza, oggi sembra tutto spazzato via.
In Nicaragua il sandinista Ortega sta massacrando la sua gente con più di 400 persone assassinate negli ultimi mesi, disperati coinvolti in una protesta che ha lasciato indifferente il mondo intero; Maduro, il chavista, sandinista, bolivariano e guevariano presidente del Venezuela ha ridotto il suo ricchissimo Paese ad un cumulo di macerie e di morti; le accuse di corruzione che hanno investito Lula, il presidente sindacalista del Brasile e la signora Cristina Fernández de Kirchner peronista ed ex Presidente dell'Argentina hanno disilluso milioni di cittadini; poi ci sono le controverse figure dei fratelli Castro che nel bene o nel male sono al potere a Cuba da 60 anni; e per ultimo la Bolivia dove il presidente indio Evo Morales ex sindacalista dei cocaleros, i contadini produttori di coca e che tanto ha fatto in passato per il suo Paese ha modificato la Costituzione ponendo le condizioni per essere rieletto a vita e recentemente ha fatto costruire un nuovo palazzo del Governo in un grattacelo di 24 piani riservandosi una suite di più di mille metri quadrati, con tanto di jacuzzi e palestra. Questo solo per citare i casi più emblematici. E come non restare disiorientati se gettiamo lo sguardo su questo splendido Paese che ora la ospita, maestro internazionale di corruzione e promesse non mantenute, dove i colori e le ideologie sono scolorite e confuse a tal punto che la destra fa più cose di sinistra della sinistra stessa troppo intenta a combattersi internamente e sempre più lontana dai sentimenti della gente.
Hermano Presidente, la sete del potere tipico della cultura capitalista ha fatto si che i RIVOLUZIONARI DI SINISTRA TRADISSERO LA RIVOLUZIONE E LA RIVOLUZIONE TRADISSE IL SUO POPOLO.
Que opinas Presidente? Cosa pensa di tutto questo?
Chissà cosa mi avrebbe risposto il vecchio Pepe che conclude il suo intervento prescrivendoci la sua ricetta per la felicità: uscire dalla ragnatela in cui questa società ci ha imprigionato per dedicare più tempo agli effetti e alla bellezza del creato. Un discorso evangelico e francescano pronunciato da un guerillero, ateo e marxista. E' forse questa la novità?
Vado via senza aver ottenuto una risposta dal vecchio Pepe. Mi guardo intorno e ciò che accade vale più di mille parole. Non appena il compagno Mujica lascia il palco sommerso di foto e di applausi per lasciare lo spazio a Paolo Gentiloni gran parte dei presenti si è già allontanato preferendo meditare più in la le parole dell'anziano guerrigliero seduti forse ad un tavolo con un bicchiere di buon sangiovese e un piatto di cappelletti, insieme “agli affetti più importanti”.
Le parole vanno sorrette dalla vita. E' questo il messaggio di Pepe.
Gracias Presidente!
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