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L'amore ai tempi del corona virus

23 febbraio 2020

corona virus
(foto web)

Ecco ci siamo. La notizia che non volevamo mai ascoltare è arrivata all'improvviso come una pugnalata allo stomaco. Ci siamo illusi che il vivere in un “paese lontano” fosse sufficiente a garantirci l'incolumità. Non è stato così: il virus è penetrato nei nostri polmoni, nelle nostre cellule e ha invaso le nostre paure. L'Italia è passata in pochi anni dall' essere tra i primi paesi al mondo più industrializzati ad essere la cenerentola di turno, umiliata, disarticolata, ingovernabile ed esposta ad ogni forma di contagio, politico e non. Scarsa prevenzione e informazione, pressapochismi imbarazzanti e laceranti, classe politica inadatta. Così è accaduto che mentre eravamo pronti a festeggiare il carnevale tra spensieratezza e goliardia tipicamente italiana siamo stati costretti a ri-assaporare il gusto amaro della paura. Non eravamo pronti e si è scatenato il panico. Scuole chiuse, manifestazioni annullate , economia e turismo paralizzati, musei chiusi (la nostra bellezza!), supermercati e farmacie prese d'assalto, stadi blindati e persino le chiese costrette all'isolamento forzato.

Psicosi collettiva, paure infondate, virus indotti e sfuggiti al controllo, fanta politica, immigrazione impazzita, business dietro alle mascherine prodotte a Wuhan dove tutto è iniziato, esperimenti militari, attacchi al gigante asiatico … il nostro lessico si è arricchito in questi giorni di termini  quasi sconosciuti. Si è detto di tutto e di più e chissà se mai sapremo la verità. Nel frattempo la morte sta facendo sentire il suo tanfo e si sta portando via i più deboli. Gli anziani, gli ammalati. Come sempre. Morti inevitabili, danni collaterali, vite sacrificate sull'altare delle macro economie che non si fermano di fronte a nulla.

Questo virus però ha in sè qualcosa di speciale, qualcosa che lo rende drammaticamente democratico. Forse si è trattato solo di fatalità e le prossime settimane serviranno a smentire questo dato di fatto, ma questo virus che ha la forma di un polline alieno sembra per il momento non volersi depositare sul terzo mondo, sui territori africani e su quelli del centro e sud America. Li si muore di morbillo, di scabbia, di diarrea, di guerre e violenze. Cose lontane che non ci riguardano. Il corona virus invece ha cambiato inaspettatamente la traettoria della storia e si è introdotto nelle nostre certezze, nei nostri ristoranti, nelle nostre case accoglienti, nei nostri supermercati ridondanti di ogni ben di Dio. Basta un colpo di tosse e siamo fottuti. Forse la paura ci renderà tutti più umili e questo ci costringerà ad un necessario cambiamento.

solitudine
(foto web)

Voglio credere che in questi momenti ciò che sta spaventando di più i potenti-manovratori non sia la morte che colpirà migliaia di persone innocenti e delle quali non gliene fregherà un bel niente ma sarà la inevitabile riscoperta del senso profondo della vita che contagerà milioni di persone. La riscoperta della VITA nella sua straordinaria semplicità e bellezza. Ho la speranza che questa ondata di paura ci aiuti in futuro a gustarci  le cose genuine della nostra quotidianità come una cena in famiglia o con gli amici, una passeggiata al parco o in riva al mare. Armi terribili di dissuasione. Perchè chi “ha creato” questo virus, e nella mia modesta percezione delle cose sono quasi convinto che sia andata proprio così, è riuscito a separarci e a privarci di cose essenziali che spesso ignoriamo o trascuriamo: il dono della salute, ma anche della  libertà di poterci muovere e di poterci prendere per mano e abbracciarci, baciarci ed amarci. Perchè questo maledetto e subdolo virus si trasmette così, con il contatto e con la saliva. Auspico che quando il panico sarà passato (forse) saremo capaci di ridare il giusto valore alle cose per poter riscoprire come sia bello poterci riavvicinare senza paura e dirci “si, io ci sono! e sono qui con te a condividere questo tratto di vita che ci è stato concesso”.

Voglio credere che alla fine andrà così.

Tags: Italia,, corona virus,