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Tra falsi sciamani e sciacalli veri

17 gennaio 2021

L'anno nuovo è iniziato in tono dimesso, a luci spente, senza musica e senza botti.

La pandemia ci ha costretto a trascorrere in casa lunghe ore di attesa e di solitudine. Ci ha privato della gioia di un abbraccio e della condivisione della festa. Abbiamo osservato malinconicamente strade e piazze vuote in ogni angolo del mondo sognando il giorno in cui questo incubo sarà solo un triste ricordo.

La televisione in molti casi ci ha fatto compagnia e così tutti noi abbiamo assistito alle immagini che ci giungevano dagli States dove il 6 gennaio migliaia di persone accalcate si sono riversate per le strade di Washington non per scambiarsi un augurio ma per sfidarsi a colpi di slogan e bastonate. L'esplosione di violenza alla Capitol Hill e la sceneggiata dello sciamano con le corna sono entrate nelle nostre case lasciandoci attoniti. Molti di noi si sono domandati come sia stato possibile che la superpotenza militare statunitense che ancora soffre per le ferite dell'attentato alle Torri Gemelle del 2001 e in piena guerra contro la pandemia e il terrorismo islamico abbia permesso che la manifestazione organizzata dai delusi sostenitori di Trump potesse degenerare in quel modo fino a spingersi nelle viscere della Casa Bianca per saccheggiarla e deturparla, il tutto ovviamente in diretta social. Quale sia stata la regia occulta dietro a questo sconcertante show probabilmente non lo sapremo mai. Resta il clamore suscitato dai fatti, le polemiche, le vittime e i forti dubbi sorti sulla intera vicenda.

Sciamano Angeli
(Lo "sciamano" Angeli - foto web)

Faccio una breve riflessione sulle connessioni da sempre esistenti tra le elezioni presidenziali americane e i difficili rapporti diplomatici tra Usa e Cuba.

Probabilmente molti si ricorderanno delle straordinarie aperture diplomatiche nei confronti di Cuba attuate dall'ex presidente Barak Obama a poche ore dalla scadenza del suo mandato. Una strategia che mirava anche a creare grandi difficoltà al subentrante e controverso Donald Trump.

Oggi, nonostante la delicata situazione interna, si è ripetuto il gioco del fiammifero spostando nuovamente l'attenzione politica sull'isola ribelle. Così è accaduto che Trump poco prima che scorressero i titoli di coda della sua amministrazione abbia deciso di ricollocare Cuba tra i paesi che “patrocinano il terrorismo” inasprendo ulteriormente le già pesanti sanzioni esistenti che affliggono da decenni la fastidiosa isola caraibica. Ora il fiammifero è passato in mano a Joe Biden.

Ma perchè Cuba riveste un ruolo così rilevante e strategico nell'esito delle elezioni presidenziali americane?

Si spiega facilmente, sopratutto quando ci sono in gioco milioni di voti in grado di spostare l'ago della bilancia da un contendente all'altro.

La diaspora cubana contrappone fin dagli anni '60 i filogovernativi assertori convinti della ideologia rivoluzionara alle migliaia di esuli cubani anticastristi, residenti principalmente in Florida, che da sempre si sono dimostrati pronti a sostenere la canditatura di questo o quel politico in cambio della promessa di una politica estera capace di spingere al collasso economico e politico l'odiato regime castrista. Ecco perchè il consenso dei controrivoluzionari cubani ha un ruolo decisivo nelle elezioni USA.

Se giriamo lo sguardo a poche miglia di distanza ci si rende poi conto come i media cubani, espressione dell'unico partito esistente sull'isola, abbiano dedicato molta più attenzione alle vicende politiche del vicino gigante a stelle e strisce e alla sua presunta fragilità democratica invece di concentrarsi sulla situazione interna da mesi precipitata in una preoccupante crisi molto simile a quella che determinò il triste “Periodo especial” degli anni novanta.

E' il riproporsi dell'estenuante tiro alla fune di cui ho fatto cenno anche nelle pagine di “Mambo Tango”: una sfida dove i contendenti non sono disposti a perdere ma neppure a vincere, perchè ognuno ha bisogno dell'esistenza dell'altro per sopravvivere o rafforzarsi.

Tu sei l'origine dei miei problemi ma sei anche la mia linfa vitale perchè la tua esistenza giustifica tutte le mie debolezze e le mie incapacità.

Cosi assistiamo ad un evidente paradosso: da una parte la prima potenza economica e militare del mondo si trova costretta a schierare l'FBI e la Guardia Nazionale non per difendersi da invasioni straniere o aliene o dalla minaccia comunista ma per contrastare nemici interni, facinorosi sostenitori di Trump decisi a rovinare la festa al neo eletto Presidente Biden; dall'altra il governo castrista di Diaz-Canel sembra più preoccupato della tenuta democratica statunitense che non della situazione sociale interna prossima ad una crisi isterica senza precedenti alla quale cerca di porre un freno attraverso un uso massiccio e disinvolto di arresti e condanne di cittadini armati solo di idee e parole ritenute troppo sovversive nei confronti dell'ortodossia rivoluzionaria.

Damas de Blanco - Cuba
(Las Damas de Blanco, voce della dissidenza a Cuba - foto web)

Uno scenario internazionale surreale dove anche l'Italia in queste ultime ore si è ritagliata uno spazio da protagonista dando vita all'ennesimo ribaltone di governo proprio nel bel mezzo di una profonda crisi economica, sociale e sanitaria aggravata dalla pandemia. Trasformisti e saltimbanco della politica stanno trascinando il paese verso il baratro della ingovernabilità proprio nel momento in cui tutto il Paese dovrebbe essere coeso per fronteggiare un nemico subdolo e crudele quale si è dimostrato di essere il Covid-19.

E' il prezzo della democrazia che va RIconquistata tutti i santi giorni.

Una sfida difficile, una battaglia che va combattuta con eroismo lasciando da parte protagonismi e tornaconti personali.

Di sciamani e sciacalli ne facciamo tutti volentieri a meno.

Tags: relazioni diplomatiche,, Barak Obama,, Donald Trump,, storia di Cuba,