Adios Castro. Con Raul finisce un'epoca
21 aprile 2021
Quando agli inizi del 2008 l'allora ottantaduenne Lider Maximo Fidel Castro annunciò di voler lasciare gli incarichi di Presidente della Repubblica e Comandante delle Forze Armate cubane al fratello Raul in pochi pensarono che il più piccolo dei fratelli Castro sarebbe stato in grado di governare a lungo una nazione così complessa come quella ricevuta in eredità dal carismatico Fidel.

Invece Raul non solo ha saputo portare a compimento il suo incarico ma è stato altresì capace di lasciare una impronta profonda nel suo percorso politico tutt'altro che insignificante. Sotto la sua presidenza è stata modificata la Costituzione con l'introduzione di importanti novità come l'apertura alla piccola proprietà privata, agli investimenti esteri e persino ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Sono state create le figure del Presidente e vicepresidente della Repubblica e del Primo Ministro che dovrà guidare il Paese con un limite massimo di due mandati quinquennali. Raul ha accolto per ben due volte Papa Francesco, la prima nel settembre del 2015 durante un viaggio apostolico e la seconda nel febbraio del 2016 quando l'Avana fu teatro dello storico incontro che mancava da mille anni tra il Papa della Chiesa Cattolica e Kirill il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia.


Raul è stato protagonista anche della storica visita del Presidente Usa Barak Obama quando il disgelo fra i due paesi sembrava definitivamente una cosa fatta.
Raul ha vissuto, forse solo apparentemente, sempre all'ombra di grandi personalità: il Che Guevara, Camilo Cienfuegos e sopratutto il fratello Fidel con il quale però ha condiviso una intera esistenza talmente ricca di episodi e vicende surreali da sembrare la trama di un romanzo.

Figli di Angel Maria Bautista Castro y Argiz un borghese di origine galiziana e di Rina Luz Gonzalez originaria delle Isole Canarie, Raul e Fidel nacquero con altri 5 fratelli a Biran nell'oriente di Cuba, nella attuale provincia di Holguin. Sin da giovani presero parte a diversi movimenti studenteschi universitari di sinistra che si opponevano ai regimi di Machado, Batista e Grau. In diverse occasioni dovettero fare i conti con la violenta repressione riuscendo sempre a salvare la pelle in circostanze rocambolesche.Dopo essersi laureto in legge all'Università dell'Avana, Fidel decise di candidarsi alle elezioni del giugno 1952 nelle fila del Partito Ortodosso, formazione politica di ispirazione nazionalista e riformista. Non ricevette però il sostegno degli anziani ortodossi che lo consideravano troppo radicale; Fidel venne candidato invece alla Camera dei Rappresentant (il Parlamento) dai membri del partito nei distretti più poveri de L'Avana riscuotendo un notevole successo personale ma nel marzo del 1952 un colpo di stato di Fulgencio Batista impose una dittatura di destra cancellando le previste elezioni e inasprendo la repressione contro i movimenti studenteschi e i sindacati. Fu in questa fase che Fidel, probabilmente con l'appoggio del fratello Raul, maturò la convinzione che la condotta non violenta del Partito Ortodosso non fosse più sufficiente a fronteggiare il duro regime imposto da Batista. Decise così di passare alla resistenza armata e obiettivo primario divenne la conquista della Caserma Moncada a Santiago e di tutto il suo arsenale necessario per armare il nascente esercito ribelle. L'assalto si organizzò per il 26 luglio del 1953 ma fu un totale fallimento militare. A causa della inesperienza e della forte inferiorità numerica molti degli assalitori furono uccisi in combattimento e quelli che vennero catturati furono torturati selvaggiamente e giustiziati poche ore dopo. I fratelli Castro riuscirono a mettersi in salvo per essere poi catturati qualche giorno dopo. Ma ecco il primo colpo di scena. Quando Fidel fu arrestato venne organizzata una sorta di conferenza stampa alla presenza di diversi giornalisti. Castro fu mostrato vivo ai giornalisti e fotografato e questo gli consentì di salvarsi la vita e di essere sottoposto a regolare processo. Fidel fu condannato a 15 anni di prigione. Pochi mesi dopo, nel 1954, in un paese schiacciato dalle leggi marziali, furono indette delle elezioni politiche alle quali per paura e minacce subite non partecipò nessun partito politico se non quello di Batista che ovviamente fu eletto ma che da li a pochi mesi avrebbe compiuto l'ennesimo suicidio politico. Spinto dal crescente dissenso interno e per imbonirsi gran parte della popolazione a lui ostile il 15 maggio del 1955 concesse una amnistia a Fidel Castro e ai pochi superstiti del Moncada. Dopo poco Fidel insieme a Raul fuggirono in Messico dove ricompattarono il Movimento, che da ora in poi si chiamerà Movimento 26 Luglio, mentre cellule dello stesso rimanevano operative in clandestinità in territorio cubano. Fu proprio in quei giorni messicani che Fidel e Raul conobbero un giovane medico argentino, Ernesto Guevara, che si sarebbe unito a loro nella lotta armata contro Batista. I mesi successivi saranno caotici e intensi e la sfida dei Castro contro la morte vivrà i suoi momenti più significativi.
Il 25 di novembre del 1956 salpa dal porto messicano di Tuxpan un vecchio yacht americano dal nome familiare di Granma (dall'inglese grandmother, nonna) acquistato da Fidel e costruito per trasportare una ventina di passeggeri. Su quella imbarcazione salirono in 82 compresi Fidel e Raul, Guevara e l'italiano Gino Donè, il più anziano di tutti, un ex partigiano da tempo residente a Cuba arruolato con il grado di tenente del plotone di Raul. Dopo un viaggio disastroso l'arrivo a Cuba il due di dicembre del '56 presso Alegria de Pio nella parte orientale dell'isola proprio ai piedi dell'imponente massiccio della Sierra Maestra dove, forse a causa di un tradimento, furono accolti da un intenso bombardamento navale. I sopravissuti si ritrovarono feriti e decimati sulla Sierra. Erano rimasti solo in 19 e tra questi Fidel e Raul che ancora una volta si erano presi gioco della morte. Donà, anch'egli sopravvissuto al disgraziato sbarco si recò a Trinidad dove viveva da anni e si dedicò all'organizzazione logistica interna del Movimento 26 Luglio mentre sulle pendici della Sierra quello sparuto nucleo di combattenti tra cui i fratelli Castro, Guevara e Cienfuegos organizzò in poco tempo l'esercito Rebelde che sarà capace attraverso la guerra di guerriglia e all'appoggio di gran parte del popolo di sconfiggere il poderoso esercito di Batista che godeva del sostegno della Cia e della mafia italoamericana. La conquista di Santa Clara da parte di Guevara ormai diventato “el Che", la fuga di Batista nella notte del 31 dicembre del 1958 e l'ingresso trionfante di Fidel, Raul e Cienfuegos all'Avana l'8 gennaio del 1959 sancirono la vittoria dei barbudos e l'avvento al potere dei Castro, prima con Fidel e poi con Raul, durato fino ai giorni nostri.
Pochi anni dopo, tra il 17 e il 19 aprile del 1961, gli Stati Uniti d'America del neo eletto predidente John F.Kennedy finanziarono un progetto della Cia che prevedeva l'invasione dell'Isola per destituire il governo dei Castro. Circa 1400 esuli cubani furono addestrati dalla Cia per invadere l'Isola: tra questi si contavano 110 latifondisti, 24 grandi proprietari terrieri, 67 proprietari di immobili, 112 grandi commercianti, 194 ex militari e poliziotti batistiani coinvolti in crimini contro la popolazione, 179 benestanti della borghesia, 55 magnati dell'industria, 112 sottoproletari, 236 lavoratori a tempo indeterminato, 82 dirigenti, 200 membri di club aristocratici, 82 soldati statunitensi e circa 240 studenti universitari (fonte Wikipedia).
La “Brigata 2506” sbarcò all'una di notte del 17 aprile presso la località conosciuta come Baia dei Porci (Bahia de cochinos in spagnolo) o Playa Giron portando sulla terra 1430 uomini, mezzi e carri armati. Ma l'esercito rivoluzionario, sicuramente informato dal controspionaggio sovietico (KGB) non si fece trovare impreparato e in pochi giorni il tentativo di invasione si trasformò in uno dei più grandi insuccessi militari statunitensi.
Fra il 17 e il 20 aprile dieci piloti delle FAR cubane effettuarono settanta missioni, abbattendo nove bombardieri B-26 americani su sedici impiegati, affondando due navi da 5.000 tonnellate su sei impiegate e inoltre una nave comunicazioni, tre lance da sbarco d'equipaggiamento e cinque lance da sbarco truppa.
“L'operazione Zapata”, nonostante i combattenti sbarcati avessero ricevuto un approfondito addestramento militare americano, un rilevante supporto logistico fu un clamoroso insuccesso. I combattenti anticastristi ebbero circa 104 morti, mentre l'esercito cubano ebbe 157 morti. 26 combattenti anticastristi riuscirono a ritirarsi e furono tratti in salvo sul sommergibile americano in condizioni pietose, essendo rimasti 5 giorni senza cibo e senza acqua. Ci furono anche molti morti tra i civili a causa dei violenti bombardamenti.
Circa 1.113 controrivoluzionari si arresero, furono arrestati, imprigionati e processati; furono trattati umanamente e venti mesi dopo, il 21 dicembre 1962, furono rilasciati in cambio di 53 milioni di dollari in alimenti per bambini e farmaci. Solo due di loro, che erano stati condannati in precedenza a Cuba per omicidio, furono trattenuti e condannati a trent'anni di prigione (fonte Wikipedia).

I fratelli Castro ancora una volta avevano avuto la meglio sul destino. Dopo la crisi dei missili dell'Ottobre del 1962 dove il mondo intero rischiò una distruttiva guerra nucleare si dice che Fidel Castro sia sopravvissuto ad un migliaio di attentati e che anche il fratello Raul sia arrivato ai giorni nostri facendosi scudo con una impenetrabile buona sorte, circostanze che hanno contribuito a fortificare il mito dei fratelli Castro e ad aumentare la frustrazione dei loro nemici.

Fidel muore all'Avana a 90 anni il 25 novembre del 2016 sconfitto solo dall'età e da una lunga malattia. Il fratello Raul lascia (forse) definitivamente la scena politica nel 2021 anche lui al raggiungimento dei 90 anni di età. Chi pronosticava il prosieguo della saga dei Castro al governo di Cuba è rimasto per il momento deluso. Il fratello maggiore Ramon tra i fondatori del Partito comunista cubano mori nel 2016 anch'egli novantenne. I figli di Fidel (numerosissimi legittimi e non) sembrano per il momento più attratti dalla via della mondaneità che da quella più insinuosa che conduce ai labirinti politici. Il primogenito di Fidel, Fidelito un noto fisico nucleare, è morto suicida a 68 anni nel 2018. Il primogenito di Raul, Alejandro, è invece il capo delle forze di sicurezza cubane e per il momento sembra tagliato fuori dalla guida del Paese mentre la sorella Mariela è presidentessa del Centro Nazionale di Educazione Sessuale e da tempo si batte a favore dei diritti degli omosessuali e transessuali di Cuba per molti anni oggetto di una politica repressiva e denigratoria da parte del governo rivoluzionario.

Le redini sono passate in mano al sessantenne Miguel Diaz-Canel già Presidente di Cuba da ottobre del 2019 ed ora anche leader del PCC. Diaz è un veterano della politica nonostante la giovane età ed ha già rivestito ruoli importanti come quello di Ministro dell'Istruzione Superiore. Soprannominato Diaz y noche (giorno e notte) per la sua instancabile attività è noto per aver promosso in passato il movimento rock a Cuba con la creazione del centro di El Mehunche sfidando la storica avversione del regime verso questo tipo di musica e per aver sostenuto i diritti della comunità LGBT.
L'eredità lasciata dai Castro è pesante ed ingombrante in un contesto storico, sociale e politico poco favorevole al nuovo presidente. Il dissenso interno cresce così come la repressione nei confronti di chi protesta. Il Movimento San Isidro rappresenta in questo momento la punta dell'iceberg di un malcontento diffuso. Intellettuali ed artisti ma anche gente comune chiede un cambio di rotta immediato. La situazione economica è grave, forse ancora peggio di quella vissuta nell'Isola ai primi anni novanta quando venne introdotto il Periodo Especial che portò a forti restrizioni e causò una ulteriore diaspora nel popolo cubano.
Conosco l'Isola da quegli anni e l'idea che mi sono fatto è quella di un posto unico al mondo e non soltanto per i suoi paesaggi e per la sua gente. Cuba è stata un faro per intere generazioni ed è un punto di riferimento per tutti i paesi del terzo e quarto mondo. E' stata capace di sfidare a più riprese il gigante nord americano con alterni risultati pagando il prezzo altissimo di un embargo che dura da 60 anni. Ha tanti amici quanti nemici. Attira i sogni da ogni angolo del mondo ma molti cubani sono dovuti fuggire da quell' isola amata disperatamente ma che non garantiva nessuna speranza per il futuro. Cuba è un gigantesco parco della biosfera ma non esiste ancora una legge contro il maltrattamenti degli animali. Sono state recuperate con ingegno e sforzi economici le bellezze architettoniche del passato mentre le più recenti costruzioni si sbriciolano sotto gli occhi dei tanti visitatori. Il clima produce frutta tra la più apprezzata del mondo e il mare è ricco di pesce ma non esiste una industria agroalimentare all'altezza dei suoi prodotti. Scarseggiano gli allevamenti e la promessa fatta da Raul di garantire un bicchiere di latte quotidiano a tutti i cubani è lontanissima da essere realizzata. I cubani hanno vissuto per decenni non in una prigione dorata come qualcuno afferma ma in una prigione ovattata. Quando i russi erano presenti sull'isola ai cubani non mancava quasi nulla. Tutto arrivava gratis in cambio della presenza militare sull'isola, dal cibo agli elettrodomestici, dai tecnici specializzati alle infrastrutture. E questo ha causato più danni dello stesso embargo economico degli Stati Uniti. Tra una crisi e un'altra i cubani hanno vissuto in una sorta di limbo fuori dal mondo. Tutto costava poco, gli affitti, i prezzi dell'energia, i consumi in generale, l'assistenza sanitaria, l'istruzione, lo sport. Lavorare o non lavorare era la stessa cosa. Un piatto da mangiare si trovava sempre. I salari seppur bassi garantivano a tutti una esistenza dignitosa se paragonata ad altri paesi del cosiddetto terzo mondo. Poi il crollo del blocco sovietico e i primi passi necessari e incerti verso una economia più aperta alla libera iniziativa hanno scoperto i nervi di una struttura economica e politica fragile e ossidata su arcaiche convinzioni. Molti sono rimasti cosi tagliati fuori dal gioco e la società si è inevitabilmente spaccata in due. Cuba vive ancora oggi sulle rimesse di denaro e merci provenienti dall'estero (spesso osteggiate …) e sugli introiti derivanti dal turismo fortemente penalizzato negli ultimi tempi a causa della pandemia da Coronavirus. C'è veramente tanto da fare e la colpa non può essere da imputare solo all'embargo che pure è una prassi feroce che andrebbe eliminata. Cuba deve voltare pagina. La Revolucion ha avuto un senso 60 anni fa, ora deve inseguire altri percorsi per non vanificare tutto ciò che di buono è stato realizzato in passato. Lo si deve ai cubani di allora che hanno sacrificato la loro gioventù per un ideale di libertà e giustizia e lo si deve a quelli di oggi che hanno il diritto di vivere in prosperità nel proprio paese.
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