Il presente sito fa uso di cookie tecnici e di terze parti. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie.

 

  • Home
  • Blog
  • Dove muore l'infanzia moriamo tutti noi

Dove muore l'infanzia moriamo tutti noi

15 Maggio 2021
(Bomba fa strage di bambine a Kabul
(L'orrore di Kabul - foto web)

Dasht-i Barchi è un quartiere ad ovest di Kabul, la capitale dell'Afghanistan, a sei ore di volo da Roma. Sei ore soltanto, lo spazio che ci separa da una realtà così angosciante da togliere il respiro e di fronte alla quale molti di noi hanno deciso di abbassare lo sguardo se non addirittura di chiudere gli occhi.

Perchè ho deciso di parlare di Dasht-i Barchi, di questo umile quartiere abitato in prevalenza dalla minoranza etnica degli Hazara? Tutti noi, più o meno, conosciamo qualcosa sull'Afghanistan, di questa terra antica dilaniata da decenni di guerre ed invasioni che sembrano non avere mai fine; ma ci sono guerre nelle guerre ancora più assurde e crudeli. Sono quelle che vedono giovani vite spazzate vie come fossero polvere, bambini innocenti posti in prima linea a combattere a mani nude e a piedi scalzi una guerra di cui non ne conoscono neppure il significato. Si spacca il cuore se solo ci si ferma a pensare un attimo a loro. Stiamo vivendo il dramma della pandemia da Covid-19 che ha causato problemi economici e sociali impensabili prima d'ora e ha portato alla discussa chiusura delle scuole, delle palestre, dei centri sportivi con grande disagio specialmente per le fasce più giovani di età. E' diventato familiare l'utilizzo del termine DAD, la didattica a distanza, e abbiamo sperimentato come sia difficile coniugare il lavoro dei genitori, lo studio dei figli, il tempo e la tecnologia. Si è sottolineato più volte come intere generazioni stiano rischiando di perdere la propria infanzia a causa della virulenza di questo subdolo virus a cui ha fatto seguito una incapacità di chi ci amministra di mettere in atto un'organizzazione efficiente e sicura tale da garantire la presenza nelle scuole almeno per i più piccoli. A loro sta mancando l'esperienza della condivisione che è un elemento essenziale per una corretta crescita intellettuale e psicologica di ogni essere umano.

Poi, se solo ci soffermiamo un attimo a guardare attorno a noi, ci rendiamo conto che a più della metà della popolazione mondiale questi diritti sono negati da sempre e andare a scuola nel 2021 è ancora un privilegio per pochi. Si può persino morire per andare a scuola e allora si spacca il cuore.

E laddove esistono gli strumenti (seppur poveri) non c'è la volontà di educare, perchè le persone colte sono un ostacolo per chi vuole affermare la propria supremazia con la forza e con il terrore.

8 maggio 2021 Dasht-i Barchi, Kabul – Afghanistan. Una bomba viene fatta esplodere all'uscita di una scuola le cui lezioni sono organizzate su tre turni giornalieri. Il boato appena finito il secondo turno, quello riservato alle bambine, le più fragili tra i fragili. Esplosioni studiate per ammazzare più bimbe possibili, e così è stato: 63 morti e 150 feriti, quasi tutte studentesse tra gli 11 e i 15 anni.

Vittime innocenti di una guerra assurda. Si spacca il cuore.

Il vile attacco non è stato ancora rivendicato e si rimbalzano la responsabilita i talebani e i jihadisti dello Stato Islamico che considerano gli hazara degli apostati. Ma poco cambia perchè lo scempio è ormai compiuto.

Solo un anno fa nel medesimo quartiere e con le medesime modalità era stato attaccato un ospedale per l'infanzia gestito da Medici senza Frontiere. Le esplosioni avevano fatto un massacro tra medici, infermieri, neonati e puerpere. Un orrore. Violenza senza fine. Bambini in prima linea. Altro sangue innocente.

Tutto questo mentre l'esercito Usa si appresta a lasciare il territorio afghano dopo 20 anni di presenza lasciando più di una incognita sul futuro di questa martoriata regione del mondo.

Ha scritto Davide Sassoli Presidente del Parlamento Europeo:
“ Queste scarpine stanno diventando su tutti i media mondiali il simbolo dell'ignobile strage di studentesse bambine hazara a Kabul. Su queste scarpine c'è difatti il loro sangue. Decine e decine di bimbe, ragazzine uccise solo perché volevano frequentare la scuola. E quelle ferite sono centinaia, in un bilancio che si aggrava sempre più.
Ma in queste ore, a Kabul e in tutto l'Afghanistan, tante altre bambine sono già tornate in classe.
Hanno sete di emancipazione, di istruzione, di libertà.
Sono le donne di domani.
Nessuno potrà fermarle”.

Perchè ho voluto raccontare questo sul blog Mambo Tango? Perchè pensando alla sofferenza di queste povere creature il pensiero è andato direttamente ai nostri figli italiani, a mio nipotino che ha più o meno l'età di quelle vittime e a quel sangue versato che spacca il cuore. E poi ho pensato ai bimbi cubani, numerosi, belli, multietnici, vivaci, chiassosi. Ho pensato alle loro divise colorate, ai fazzolettoni al collo che ne distinguono la classe di appartenenza. Ho rivisto le adunate all'alza bandiera prima di entrare in classe. Le poesie di Martì recitate con lo sguardo fiero del piccolo rivoluzionario che accompagnao le note della Bayamesa, l'inno nazionale di Cuba.

Infanzia felice a Cuba nonostante tutto
(Essere bambini a Cuba - foto web)

Cuba ha tanti problemi irrisolti accentuatisi recentemente da una profonda crisi economica e sociale che sta investendo il paese caraibico ma nonostante tutto l'attenzione dedicata ai più piccoli non è mai venuta a mancare ed è quasi commovente. Ci sono sacche di povertà per lo più radicate nelle periferie rurali dove la situazione è più pesante ma non credo di dire una bestemmia nell'affermare che essere bambini a Cuba è quasi una fortuna. La povertà e la fortuna sono fattori variabili e andrebbero contestualizzati. A Cuba non ho mai visto bimbi denutriti vagare scalzi per le strade, a tutti è garantita una istruzione di base. Non è sempre sufficiente certo ma credo che tutti i bambini afghani o quelli dispersi nei villaggi più abbandonati del continente africano sarebbero entusiasti di crescere per le strade di Cuba, calpestare le sue splendide spiaggie, tirare di beisbol in campetti improvvisati e arrampicarsi curiosi tra i rami della uva caleta per poi tuffarsi tra le onde del mare. Tutto va migliorato e gli sforzi in questo senso devono accumunare tutti i paesi del mondo ma ogni tanto è necessario fermarsi e guardare chi sta dietro di noi. Chi si è perso o smarrito nella lunga coda alle nostre spalle.

Kabul dove l'infanzia è negata
(Basta incrociare quegli sguardi - foto web)

Guardare quegli occhi-bambini che non riescono neanche più a piangere e quelle scarpette insanguinate mentre il genio umano realizza la sua avventura su Marte ... si, spacca il cuore...

Tags: Josè Martì,, storia di Cuba,, istruzione,, pioneros,, Bayamesa,, boy scout,, scoutismo,