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Il baseball cubano per la prima volta fuori dai giochi olimpici. Lo sport metafora della vita

10 giugno 2021

scuola di baseball a Cuba
(foto web Abel Rojas, Scuola di baseball a Cuba)

 

Il baseball, beisbol nello slang cubano, è da sempre lo sport principe a Cuba. Si gioca dappertutto: negli assolati stadi provinciali, negli improvvisati campetti di periferia e ovunque per la strade, anche in quelle della popolosa capitale. Oggigiorno, sopratutto tra i più giovani, sta crescendo molto la passione per il calcio le cui gesta dei campioni internazionali stanno entrando nelle case attraverso la trasmissione dei principali eventi sportivi. Ma il baseball è da considerarsi ancora lo sport principale dell'isola che si ferma inchiodata alle tv ogni qualvolta si giocano le fasi finali del campionato nazionale. L' Equipo Nacional si è affermato a livello internazionale nel corso di lunghi decenni. Basta andare su internet e scorrere il palmares impressionante di questa squadra leggendaria.

Cito solo alcuni risultati: 3 medaglie d'oro e due di argento ottenute ai Giochi Olimpici; 25 volte Campione del Mondo; 12 medaglie d'oro vinte ai Giochi Panamericani; 11 volte vincitrice della Coppa Intercontinentale. Sono risultati che parlano da soli.

Purtroppo alcuni giorni fa si è consumato un dramma sportivo con l'eliminazione a sorpresa della nazionale cubana dai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo. E' la prima volta che accade nella sua lunga storia e l'eliminazione è figlia di una profonda crisi economica e sociale in cui è precipitata l'Isola caraibica.

In un torneo preliminare svoltosi a West Palm Beach in Florida, la nazionale cubana è stata infatti sconfitta inaspettatamente da Venezuela e Canada risultati che ne hanno sancito la clamorosa eliminazione. L'avventura americana era iniziata sotto cattivi auspici e tra mille difficoltà poiché gli ostacoli burocratici avevano reso da subito complicata la spedizione dei cubani. Risolti in qualche maniera questi intoppi e ottenuti i visti necessari per affrontare il viaggio in terra statunitense ecco materializzarsi la prima grande sconfitta. Il 27 maggio Cesar Prieto Echevarria, 22 anni seconda base dei Cienfuegos e considerato uno dei più forti giocatori cubani di baseball, non appena arrivato all'aereoporto di Miami, prima di salire sul pulmann è fuggito su un'auto abbandonando la sua nazionale. Molti altri campioni lo avevano preceduto in passato ma questa diserzione è arrivata in un momento molto complicato per Cuba che tenta di ricompattarsi anche attraversole gesta dei suoi campioni.

Maggio 2021 il giocatore Prieto abbandona la nazionle cubna di baseball
(L'ultimo scatto di Prieto. Dopo pochi istanti fuggirà a bordo di un'auto - foto web)

“La sua decisione, contraria al compromesso contratto con il popolo cubano e con la sua nazionale, ha generato la unanime condanna tra i suoi compagni e tra tutti i membri della delegazione che resteranno fedeli alla Patria e alla missione che devono portare a termine” ha scritto la Federazione Cubana di baseball.

A Prieto si sono aggiunti in poche ore altri due atleti, il pitcher trentacinquenne Lazaro Blanco del Granma e l'altro pitcher Andy Rodriguez degli Industriales dell'Avana che non hanno fatto rientro a Cuba. Per ultimo non è partito neppure il medico psicologo della selezione, il trentatrenne Jorge Sile Figueroa.

Il baseball fu introdotto a Cuba già verso la fine del 1800 da studenti che frequentavano i college statunitensi. Nella sua lunga storia il beisbol non si è mai sviluppato come sport professionistico teoria consolidatasi dopo l'avvento di Fidel Castro che ha sempre spinto perchè rimanesse una disciplina dilettantistica.

Baseball a Cuba e la passione di Fidel
(Fidel Castro e il baseball a Cuba - foto web)

In realtà gli atleti sono dei semiprofessionisti e chi si è affermato in territorio nazionale ha potuto godere di qualche “privilegio in più” rispetto ai propri connazionali. La stessa valutazione vale anche per i numerosi campioni di pugilato, di atletica e sopratutto della pallavolo che la nazione caraibica ha sempre sfornato. I contrati riservati a questi atleti non sono comunque paragonabili a quelli faraonici offerti negli States e in altre nazioni più ricche. Lo sport negli ultimi decenni è diventato così la scorciatoia più facile per uscire dall'isola. Quella di Prieto è solo l'ultima di una lunga scia di disserzioni. Nel 1991 il lanciatore René Arocha fu il primo a scappare mentre la sua nazionale si trovava anche allora in Florida: firmò un contratto da professionista in Major League che lo riempì di dollari ma che gli impedì di ritornare in patria e di ritornare a  giocare con la nazionale cubana. Sorte simile toccherà a tutti i cosiddetti "traditori". Attualmente circa una ventina di giocatori cubani giocano nella serie A americana e a questa colonia presto si aggiungerà anche il giovane talento di Cienfuegos. Nel dicembre del 2018, sotto la presidenza Obama, la Major League Baseball e la federazione cubana avevano siglato un accordo che permetteva ai giocatori cubani di giocare negli States con regolare contratto evitando così le frequenti diserzioni ma il governo Trump dopo solo pochi mesi dal suo insediamento cancellò quell'accordo così faticosamente raggiunto. Attualmente l'amministrazione Biden non sembra annoverare “la pratica Cuba” tra le sue principali preoccupazioni.

L'amarezza per l'esclusione ai prossimi Giochi Olimpici è palpabile in tutta l'Isola. Nonostante le importanti defezioni la squadra ha combattuto con orgoglio fino all'ultimo perdendo due incontri di un solo punto (6 a 5 con Venezuela e Canada) e dominando il terzo contro la Colombia (16 a 3) inifluente ai fini della qualificazione. L'allenatore Armando Ferrer molto amareggiato ha rilasciato questa dichiarazione: "Fa male. Sappiamo tutti la gioia che avrebbe significato per un popolo per il quale questo sport scorre nelle vene e quindi ci rammarichiamo di non esserci qualificati. E' un fatto che ferisce tutti noi che siamo venuti a difendere le quattro lettere che portiamo sul petto. Ora voltiamo pagina, serve una rivoluzione nello sport". Molto più pesanti le parole pronunciate dal presidente cubano Miguel Díaz-Canel:  "Siamo stati attaccati in modo vile da un branco di mercenari, i nostri giocatori hanno messo la dignità al primo posto" e in un comunicato di protesta consegnato alla federazione mondiale il governo cubano, riferendosi a gruppi di facinorosi controrivoluzionari presenti sugli spalti di Miami, ha così reclamato: "È inaccettabile che persone prive di spirito sportivo possano minare la concentrazione della squadra con manifesti e offese verbali".

Cuba è come sempre divisa. C'è chi applaude all'iniziativa di Prieto. Gli esuli cubani presenti a Palm Beach hanno invitato tutta la delegazione a non rientrare in Patria esponendo contemporaneamente cartelli di protesta che hanno fatto il giro del mondo e che sono stati visti anche in terra cubana. Altri si sono schierati duramente contro queste diserzioni considerate come gesti di alto tradimento compiuti da atleti verso un Paese che li ha cresciuti e formati sportivamente atrraverso le sue strutture e i suoi allenatori.

Il baseball cubano messo in crisi dalla fuga di campioni
(Il baseball scorre nelle vene dei cubani - foto web)

Cuba vive anche attraverso lo sport la sua tragica diaspora. Molti atleti per amore o per opportunità gareggiano sotto altre bandiere. L'elenco è numerosissimo. Molti hanno vestito anche la casacca azzurra della nazionale italiana. A parer mio di fronte a queste storie ci vuole molto buon senso. Giudicare è facile e fuorviante. In un mondo perfetto ognuno dovrebbe avere l'opportunità di realizzarsi nel proprio Paese ed eventualmente sentirsi libero di compiere il proprio destino anche lontano dalla propria terra. Sicuramente non dovrebbe pagare le proprie scelte subendo l'onta del ripudio e il dramma delle separazioni dai propri affetti. Dietro a queste persone ci sono storie strazianti che meritano la nostra comprensione. L'Italia è densa di queste vicende. Il passato della nostra Nazione é una catena dolorosa di adii.

Lo sport diventa allora una metafora della vita. Può unire come separare per sempre. Può regalare gioie intense e dolori struggenti. L'Italia spesso si è ricompattata durante le grandi manifestazioni sportive capaci di far scivolare in secondo piano sterili campanilismi e questioni irrisolte. E' importante che Cuba ritrovi attraverso i suoi grandi campioni, i suoi grandi artisti, i suoi musicisti, i suoi cantanti e i suoi validi scienziati il collante per riunificarsi. E' l'unico modo che ha per superare una crisi che sembra non avere fine. Non solo i cubani hanno bisogno di Cuba ma tutto il mondo ha bisogno della sua grande bellezza.

Tags: embargo,, gioco del calcio,, Sport,, Barak Obama,, Sport a Cuba,, Donald Trump,, football,, baseball,