11 luglio 2021: il paradiso sfigurato
19 luglio 2021

La protesta è arrivata all'improvviso come quei venti che nascono tra le onde dell'Oceano e che poi sconquassano il Malecon tra schiume di salsedine. L'Avana, Santiago, Baracoa, Cienfuegos, persino Santa Clara, la rivoluzionaria città che fu teatro delle giornate eroiche del Che e di un pugno di giovani guidati da un ideale di libertà che li spinse ad affrontare la paura della morte con un coraggio indomito. In queste frenetiche giornate molti cubani si sono riversati in strada e lo hanno fatto a modo loro: gridando, gesticolando, ridendo e piangendo. A modo loro: in chancletas e pantalocini corti, pacificamente. Almeno all'inizio. Cuba ha avuto il suo 11 di luglio, il mese delle rivoluzioni. Al grido di “Patria y vida” la gente ha chiesto un cambio di rotta immediato al governo. Libertà di espressione (perchè un oppositore non può essere considerato sempre un nemico o un terrorista), libertà di voto per poter esprimere liberamente le proprie idee, libertà nella imprenditoria per poter determinare il proprio futuro senza dover sempre chiedere l'elemosina.

La risposta del governo non si è fatta attendere: ci sono stati centinaia di arresti, le avispas negras la polizia antiterrorismo è stata schierata ovunque, agenti in borghese si sono infiltrati tra la folla per osservare, segnalare e picchiare. Non si hanno notizie certe ma sembra ci siano stati diversi morti tra i protestanti e gli agenti di polizia. In alcune località le forze di polizia pur non schierandosi apertamente con i dimostranti si sono fatti comunque da parte evitando scontri e sanguinose rappresaglie. All'Avana e a Holguin sono state organizzate contro manifestazioni a favore del governo e della rivoluzione. Sui social qualcuno racconta di forti imposizioni alla partecipazione a questi raduni pena la perdita del lavoro. Soldati di leva sono stati caricati sui cammion e spediti per le strade a “controllare” i più esagitati. Ragazzini che in caso di rifiuto ad agire rischiano la condanna per diserzione che può concludersi con la pena dell'ergastolo!.

Sono tutte notizie da decifrare: quello che è certo è che internet è stato bloccato per diversi giorni e ancora oggi funziona a singhiozzo. Le notizie che arrivano principalmente da fonti cubane residenti all'estero possono anche essere gonfiate e manipolate ma le immagini parlano da sole. Il tam tam dei social è diventato l'unica testimonianza diretta di ciò che sta accadendo a Cuba. In tutto il mondo si stanno moltiplicando manifestazioni a sostegno della protesta, è avvenuto anche in Italia. La più eclatante è stata quella tenutasi a Roma davanti all'Ambasciata cubana dove un gruppo di cittadini cubani si è scontrato verbalmente con antagonisti italiani che hanno inveito contro di loro a sostegno della rivoluzione castrista. Chissà se sanno neppure dove si trovi Cuba o se mai ci sono andati …

Ieri 18 luglio diverse decine di cubani si sono recati in Vaticano e Papa Francesco li ha salutati durante l'Angelus domenicale assicurando la sua preghiera per Cuba. Si vocifera che si stia preparando qualcosa per il 26 di luglio data storica per la rivoluzione cubana che potrebbe vivere nuovamente giornate di sacrificio e sofferenza. Il Presidente Diaz Canel, caduto nel mirino delle proteste e del quale si chiedono a gran voce le immediate dimissioni, ha accusato apertamente i cubano-americani della vicina Miami di fomentare queste proteste per screditare l'operato del suo governo e creare discordia sociale ma ha anche riconosciuto che ci sono state carenze organizzative nell'affrontare una crisi economica che non ha precedenti sull'isola. Qualche passo è stato compiuto in queste ultime ore come la possibilità di introdurre nel paese generi di prima necessità come cibo e medicinali eliminando i pesantissimi dazi imposti sull'importazione (si parla di rimesse familiari non di attività di import-export di grandi aziende …). La crisi economica ha colpito in maniera violenta anche il settore sanitario in una fase preoccupante di espansione del covid. Si è vicini alla realizzazione di un vaccino tutto cubano ma mancano le siringhe per iniettarlo! Gli ospedali sono in affanno, mancano medicinali per le cure primarie.
Cuba è ferita, sfigurata, impoverita ma non rassegnata. La mia modesta opinione mi spinge a credere che i politici cubani abbiano ancora la possibilità di sistemare le cose internamente evitando pericolose ingerenze esterne, con americani, russi e cinesi in attesa spasmodica di giocarsi le proprie canches. Cuba è ancora appetibile a molti per la sua bellezza, la sua storia e soprattutto per la sua posizione strategica, ponte tra la due americhe e potenziale fonte di ricchezza con i suoi porti commerciali. E' necessario però un bagno di umiltà da parte della classe dirigente che passa attraverso il saper riconoscere tutti i limiti di un sistema politico e sociale non più adatto ai nostri tempi. Continuare a rifugiarsi in teorie obsolete che riconducono tutti i mali dell'isola all'embargo statunitense non è più sufficiente. Gli aiuti sono sempre arrivati, negarlo è pura follia. Mancano progetti, piani di industrializzazione e una vera e propria riforma agraria che crei imprenditori e posti di lavoro e che sappia sfruttare tutto l'enorme potenziale dell'isola. Puntare tutto sul turismo è molto rischioso. La pandemia ha azzerato quasi totalmente la presenza di turisti stranieri e queste giornate di protesta daranno il definitivo colpo di grazia al settore. La gente ha fame. Manca quasi tutto. Il popolo è costretto a interminabili code per acquistare poche cose e di pessima qualità. L'esasperazione porta alla disperazione e la disperazione alla violenza.
Cuba è terra di rivoluzioni e di rivoluzionari. La sua storia lo dimostra. E non bisogna dimenticare che in ogni casa c'è un machete. Serve per la zafra e per eliminare le sterpaglie... Bisogna agire prima che sia troppo tardi. I cubani devono aiutarsi tra loro, aspettare che una mano amica lo faccia “gratuitamente” è un'altra forma di follia. L'ho scritto qualche tempo fa: Cuba non lo merita. I cubani non lo meritano. E anche noi che amiamo così tanto questa isola non lo meritiamo. Il Paradiso è ferito ma forse non tutto è ancora perduto.
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