19 Maggio. Nel ricordo di Martì.
Chi è quest'uomo dalla faccia umile e l'espressione pensierosa che si incontra dappertutto a Cuba, nelle immagini, nelle statue nei parchi o nei giardini delle scuole, ritratto sulle banconote e le monete, nei manifesti, nelle insegne delle strade e nei versi di poesie e canzoni?
Quando arrivai la prima volta a Cuba tanti anni fa e atterrai all'aeroporto “Josè Martì” dell'Avana pensai si trattasse della dedica ad un eroe della rivoluzione castrista. Mi sbagliavo. Non mi ero documentato bene. Ma su una cosa non mi ero sbagliato: Martì fu un grande rivoluzionario, il primo nella storia più recente di Cuba, l'apostolo della Patria, il generoso ideatore della guerra d'indipendenza contro la Spagna.
Josè nasce all'Avana il 28gennaio del 1853 da umili genitori di origine spagnola. Il padre Mariano era di Cadice mentre la madre Leonor era di Santa Cruz di Tenerife, nelle Canarie. Fu il primo di otto figli e mostrò presto grandi doti di scrittore. A soli sedici anni pubblicò il suo primo testo politico sul giornale El diablo Cojuelo (Il diavolo zoppo) e cominciò a manifestare il suo odio per la schiavitù e l'occupazione spagnola. Per queste idee fu condannato ed incarcerato per sei anni, periodo poi parzialmnte trasformato in esilio. In prigionia per più di un anno portò una catena al piede fissata ad un cippo che gli causò profonde ferite nel corpo e nell'animo. La sua vita è fatta di addii, ritorni, esili, fughe dolorose e sogni di indipendenza ma anche fu anche caratterizzata dalle sue doti di brillante studioso, scrittore, filosofo e pittore. All'età di 27 anni, nel 1880 si trasferì a New York e qui cominciò a diffondere le idee di indipendenza tra gli esuli cubani e il sogno di alimentare una rivoluzione contro la potenza spagnola e allo stesso tempo contro le mire annessionistiche degli Stati Uniti d'America.
Nel marzo del 1895 scrive il Manifesto di Montecristi con il quale proclamò l'indipendenza cubana.
Josè sbarca a Cuba con un viaggio avventuroso che ricorda molto da vicino la missione dei rivoluzionari castristi a bordo del battello Granma e si unisce ad un esercito di ribelli cubani comandati dal generale Maximo Gomex. Siamo a Dos Rios. E' il 19 maggio dello stesso anno ed affronta la sua prima battaglia. Il poeta soldato si lancia con furore contro il nemico. Sarà il primo a morire senza aver probabilmente sparato neppure un colpo. La morte-suicidio di un eroe? Certo le sue idee sono andate ben oltre la sua breve vita e singolarmente vengono considerate, insieme al suo coraggio ed all'amore per la Patria, un punto di riferimento e di ispirazione sia per i barbudos di Castro che per gli antirivoluzionari che affollano le vicine coste della Florida.
“Tutti gli insegnamenti di Martì contraddicono ogni sistema politico che non riesce ad occultare la sua intolleranza verso le libertà individuali e il suo amore per il suo proprio materiale potenziamento. Le suo opere condannano tutti i regimi dispotici e la privazione dei diritti umani. Inoltre, denuncia la mancanza di spiritualità e tipo di arroganza che troviamo nei regimi dittatoriali. Per questo motivo, la pubblicazione dei pensieri di Marti, in tutta la sua forza, è oggi di grande importanza” (da siporcuba.it)
I suoi resti riposano a Santiago nel Cementerio Santa Efigenia.
Alcune curiosità su questo personaggio:

Martì è considerato uno dei più grandi scrittori ispanici e nel 2005 l'Unesco ha inserito la raccolta di documenti che illustrano la sua attività biografica, letteraria, giornalistica e rivoluzionaria, nell'Elenco delle Memorie del Mondo;
un monumento dedicato al Padre della Patria Cubana si trova a Roma, nel quartiere Eur.
Nel 1891 scrive un poema “Versos Sencillos” (Versi semplici).
Chi non conosce queste parole?
“Yo soy un hombre sincero
De donde crece la palma,
Y antes de morirme quiero
Echar mis versos del alma...”
sono le parole della note canzone Guantanamera musicata nel 1993 da Joseito Fernadez.
Nel 1964, il cantautore italiano Sergio Endrigo mai troppo apprezzato in Italia, si esibisce all'Avana difronte a migliaia di spettatori cantando una delle sue canzoni più belle, conosciuta in tutto il mondo: La Rosa Bianca.
Coltivo una rosa bianca In luglio come in gennaio
Per l’amico sincero
Che mi dà la sua mano franca
Per chi mi vuol male e mi stanca
Questo cuore con cui vivo
Cardi nè ortiche coltivo
Coltivo una rosa bianca.
Cultivo una rosa blanca
en julio como en enero,
para el amigo sincero
que me da su mano franca.
Y para el cruel que me arranca
el corazón con que vivo,
cardo ni oruga cultivo:
cultivo una rosa blanca.
E' una delle sue più belle canzoni. Tra gli spettatori Ernesto Che Guevara.
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