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Il Coronavirus minaccia anche Cuba

15 marzo 2020

Cuba si prepara a fronteggiare il Coronavirus
(foto web)

Il coronavirus è stato classificato dalla OMS come pandemia. L'Italia sta pagando il prezzo più alto in termini di vite umane anche se sono stati presi dei provvedimenti molto restrittivi delle libertà personali. Provvedimenti forse tardivi ma in linea con quelli adottati dalla Cina prima di noi. Dopo una prima fase di sberleffi e critiche inaccettabili ora il mondo ci guarda con ammirazione e a catena molti Paesi stanno adottando misure simili a quelle intraprese dall'Italia per fronteggiare questa terribile epidemia. Quasi tutti in verità perchè alcune nazioni si stanno comportando ancora oggi con estrema superficialità. La globalizzazione ha annullato le distanze, il mondo è diventato più piccolo e non esiste più nulla che in un modo o nell'altro non ci riguardi direttamente. Questa maledetta epidemia dovrà aiutarci a superare gli egoismi. Niente dovrà essere più come prima. Cuba è stata per il momento solo sfiorata da questa drammatica emergenza sanitaria: alla data di oggi si registrano solo quattro casi prontamente isolati: tre turisti italiani in ferie e una cittadina peruviana residente in Lombardia che nei giorni scorsi aveva raggiunto il marito cubano a Santa Clara. Il paese caraibico si sta preparando con grande dignità nello stessa maniera con cui ha affrontato il problema dengue e le ricorrenti incursioni degli uragani. Gli aereoporti sono aperti e per il momento lo sono anche le frontiere del paese. Nel frattempo nelle scuole si educano i bambini agli attegiamenti essenziali per far fronte comune e poter arginare questo pericolo invisibile. Siamo tutti passeggeri sulla stessa nave.

Korda e il Che. La foto che creò il mito del Guerrigliero Eroico

8 Marzo 2020

Il ritratto del Che Guevara di lberto Korda
(Il Guerrigliero eroico di Korda - Foto web)

Questa è senz'altro una delle foto più emblematiche che sia mai stata realizzata.

Uno dei ritratti più efficaci e penetranti conosciuti nella storia moderna. La foto venne scattata quasi per caso dalla camera curiosa e attenta del grande fotogtafo cubano Alberto Diaz Gutierrez, noto semplicemente come Korda in omaggio al regista ungherese Alexandr Korda. Sono passati esattamente 60 anni da quello scatto che con la sua irruenza ha attraversato decenni di storia a cavallo di due millenni. Usato e abusato in ogni angolo dl mondo. Strattonato e commercializzato. Una icona fissata nel tempo come i grandi eroi della mitologia. Una sorte la sua che probabilmente lo stesso Guevara non avrebbe gradito fino in fondo.

E' il 5 di marzo del 1960. All'Avana si celebra un rito funebre in memoria delle 136 vittime dell'affondamento della Coubre, una nave francese che trasportava armi belghe verso la giovane isola rivoluzionaria e la cui esplosione fu attribuita ad un sabotaggio da parte della Cia. Mentre Fidel Castro pronunciava uno dei suoi interminabili discorsi apparve per pochi istanti sul palco il Che, con uno sguardo intenso, misto di rabbia, sopraffazione e orgoglio. Korda lo notò prima che si ritirasse nuovamente e con maestria fermò quell'attimo consegnandolo alla storia e contribuendo alla edificazione del mito “Che Guevara”.

Il fotografo cubano Korda con la foto del Che
(Alberto Korda - foto web)

La foto rimase per diverso tempo negli studi di Korda e fu solo nel 1968 all'indomani della morte del Guerrillero Heroico avvenuta in Bolivia nell'ottobre del 1967 che divenne un successo mondiale grazie all'intuito dell'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli che la trasformò nel simbolo e bandiera delle lotte proletarie di tutto il mondo attraverso la realizzazione di un poster prima e utilizzandola poi come copertina del libro “Diario in Bolivia”, scritto dallo stesso Guevara negli ultimi giorni della sua vita.

Alberto Korda e la famosa foto di Che Guevara
(Alberto Korda - foto web)

Alberto Korda nasce all'Avana il 14 settembre del 1928 e fu fotografo di moda ai tempi del regime di Batista. Abbracciò in seguito la causa castrista collaborando con il quotidiano Revolucion e diventando il più importante fotografo della Rivoluzione cubana.

E' morto a Parigi per un attacco cardiaco nel 2001 in occasione di una sua mostra fotografica.

Alberto Korda il fotografo del Che e della rivoluzione cubana
(foto web)
Chiunque sia stato all'Avana o a Cuba inevitabilmente si è dovuto confrontare con quello sguardo. E' ovunque. Sulle magliette, sulle tazze, sulle pareti scrostate delle scuole, sui cappellini, nelle stanze dei musei e degli uffici pubblici. Dove volgi lo sguardo lo trovi. A volte lo incontri vicino al suo amico Camilo. Guevara è ancora oggi una presenza ingombrante, troppo spesso mercificata. Odiato e idolatrato, ma la sua eterna govinezza continua ad interrogarci e il suo sguardo a penetrarci e a sfidarci.

 

L'amore ai tempi del corona virus

23 febbraio 2020

corona virus
(foto web)

Ecco ci siamo. La notizia che non volevamo mai ascoltare è arrivata all'improvviso come una pugnalata allo stomaco. Ci siamo illusi che il vivere in un “paese lontano” fosse sufficiente a garantirci l'incolumità. Non è stato così: il virus è penetrato nei nostri polmoni, nelle nostre cellule e ha invaso le nostre paure. L'Italia è passata in pochi anni dall' essere tra i primi paesi al mondo più industrializzati ad essere la cenerentola di turno, umiliata, disarticolata, ingovernabile ed esposta ad ogni forma di contagio, politico e non. Scarsa prevenzione e informazione, pressapochismi imbarazzanti e laceranti, classe politica inadatta. Così è accaduto che mentre eravamo pronti a festeggiare il carnevale tra spensieratezza e goliardia tipicamente italiana siamo stati costretti a ri-assaporare il gusto amaro della paura. Non eravamo pronti e si è scatenato il panico. Scuole chiuse, manifestazioni annullate , economia e turismo paralizzati, musei chiusi (la nostra bellezza!), supermercati e farmacie prese d'assalto, stadi blindati e persino le chiese costrette all'isolamento forzato.

Psicosi collettiva, paure infondate, virus indotti e sfuggiti al controllo, fanta politica, immigrazione impazzita, business dietro alle mascherine prodotte a Wuhan dove tutto è iniziato, esperimenti militari, attacchi al gigante asiatico … il nostro lessico si è arricchito in questi giorni di termini  quasi sconosciuti. Si è detto di tutto e di più e chissà se mai sapremo la verità. Nel frattempo la morte sta facendo sentire il suo tanfo e si sta portando via i più deboli. Gli anziani, gli ammalati. Come sempre. Morti inevitabili, danni collaterali, vite sacrificate sull'altare delle macro economie che non si fermano di fronte a nulla.

Questo virus però ha in sè qualcosa di speciale, qualcosa che lo rende drammaticamente democratico. Forse si è trattato solo di fatalità e le prossime settimane serviranno a smentire questo dato di fatto, ma questo virus che ha la forma di un polline alieno sembra per il momento non volersi depositare sul terzo mondo, sui territori africani e su quelli del centro e sud America. Li si muore di morbillo, di scabbia, di diarrea, di guerre e violenze. Cose lontane che non ci riguardano. Il corona virus invece ha cambiato inaspettatamente la traettoria della storia e si è introdotto nelle nostre certezze, nei nostri ristoranti, nelle nostre case accoglienti, nei nostri supermercati ridondanti di ogni ben di Dio. Basta un colpo di tosse e siamo fottuti. Forse la paura ci renderà tutti più umili e questo ci costringerà ad un necessario cambiamento.

solitudine
(foto web)

Voglio credere che in questi momenti ciò che sta spaventando di più i potenti-manovratori non sia la morte che colpirà migliaia di persone innocenti e delle quali non gliene fregherà un bel niente ma sarà la inevitabile riscoperta del senso profondo della vita che contagerà milioni di persone. La riscoperta della VITA nella sua straordinaria semplicità e bellezza. Ho la speranza che questa ondata di paura ci aiuti in futuro a gustarci  le cose genuine della nostra quotidianità come una cena in famiglia o con gli amici, una passeggiata al parco o in riva al mare. Armi terribili di dissuasione. Perchè chi “ha creato” questo virus, e nella mia modesta percezione delle cose sono quasi convinto che sia andata proprio così, è riuscito a separarci e a privarci di cose essenziali che spesso ignoriamo o trascuriamo: il dono della salute, ma anche della  libertà di poterci muovere e di poterci prendere per mano e abbracciarci, baciarci ed amarci. Perchè questo maledetto e subdolo virus si trasmette così, con il contatto e con la saliva. Auspico che quando il panico sarà passato (forse) saremo capaci di ridare il giusto valore alle cose per poter riscoprire come sia bello poterci riavvicinare senza paura e dirci “si, io ci sono! e sono qui con te a condividere questo tratto di vita che ci è stato concesso”.

Voglio credere che alla fine andrà così.

Sono solo canzonette?

25 gennaio 2020

Gente de Zona
(Gente de Zona - foto web)

Può la musica consegnare un messaggio politico e può la politica censurare la musica?

La musica così come tutte le arti è espressione del pensiero umano e quindi dovrebbe essere lasciata libera di esprimersi come meglio crede. Certo il buon senso dovrebbe aiutare ogni singolo individuo ad autolimitare la propria libertà sopratutto quando questa può offendere od ostacolare quella altrui. Ma il buon senso come si misura, chi può stabilirne i confini e determinarne l'efficacia?

In Italia in questi giorni si è aperta una accesa polemica circa la partecipazione di un rapper al Festival della Canzone Italiana di San Remo. Per l'occasione si sono agitati giornalisti, filosofi, tv e una marea di personaggi pubblici che hanno dispensato opinioni molto contrastanti tra loro sull'opportunità di invitare alla manifestazione canora un artista i cui testi si spingono ben oltre l'accettabile; allo stesso tempo estremamente variegata è stata l'esposizione mediatica di altri artisti che hanno offerto la propria musica a sostegno di una corrente politica piuttosto che un'altra. Accade in Italia e accade in tutto il mondo. Spesso con prese di posizione fortemente manipolate e fuori luogo. Per evitare però sterili conclusioni tutto andrebbe analizzato e ricondotto a specifici contesti geografici e socio culturali.

Così è accaduto che a Miami, in Florida, in occasione del concerto di fine anno 2019 tenutosi a Bayfront Park diversi artisti cubani in esilio negli states (tra essi alcuni di fama internazionale come Willy Chirino, Arturo Sandolval e Manolin “el medico de la salsa”) abbiano minacciato di salire sullo palco qualora si fosse esibito anche il gruppo Gente de Zona. In realtà è stata tutta la comunità cubana residente in Florida sospinta da quella fetta di esuli che con il tempo ha conseguito una certa rilevanza politica ad osteggiare la presenza del gruppo e a criticare aspramente chi aveva rivolto l'invito al duo formato da Alexander Delgado e Randy Malcom. I due artisti sono stati ritenuti colpevoli di aver sostenuto più volte il regime come in occasione del recente concerto tenutosi a settembre sul Malecon habanero insieme ad altri artisti cubani (Descemer Bueno, Kelvis Ochoa e El Micha) durante il quale Alexander aveva pronunciato la frase “estoy haciendo música para el mundo y estoy defendiendo a Cuba en el mundo“.

Qualche tempo prima durante il concerto tenutosi all'Avana nel 2018 insieme alla nostra Laura Pausini il gruppo aveva ringraziato apertamente il presidente cubano Miguel Diaz Canel per aver permesso la realizzazione di quel evento attirandosi le ire dei cubani residenti a Miami.

Gente de Zona e Laura Pausini
(Laura Pausini e Gente de Zona - foto web)

La notizia del ripudio di Gente de Zona da parte dei loro connazionali risiedenti in Florida ha causato una ondata di polemiche che ha finito per trascinare con sè in un effetto domino molti altri artisti tra i quali il noto cantante Pitbull (rapper statunitense nato a Miami da genitori cubani) che dopo aver appoggiato in un primo tempo il sodalizio cubano si è visto costretto a fare dietrofront chiedendo scusa all'opinione pubblica per essersi lasciato coinvolgere in una vicenda che non lo riguardava. Durante il concerto di fine anno Pitbul aveva infatti inviato il suo saluto al duo cubano pronunciando queste parole che avevano suscitato non poco clamore tra i presenti:

No están aquí esta noche por otras cosas, pero quiero mandarle un saludo a Gente de Zona. La música es la música, la política es la política”,

Non sono qui questa notte per altri motivi, però voglio salutarli. La musica è musica, la politica è la politica”.

Forse ha ragione il buon Pitbull...

Facciamo un piccolo passo indietro. Gente de Zona nasce nel 2000 nel quartiere Alamar all'Avana e tra i suoi fondatori oltre a Delgado ci sono stati anche Jacob Forever e Nando Pro che successivamente hanno intrapreso una carriera da solisti ugualmente intensa e ricca di successi. Dal 2013 si unisce a Delgado il cantante e polistrumentista Ray Malcom già componente della Charanga Habanera uno dei gruppi storici della musica cubana. Il successo internazionale per Gente de Zona arriva solo nel 2014 con il brano Bailando scritto da Descemer Bueno e realizzato insieme a Enrique Iglesias seguito poi da altre hits e importanti collaborazioni musicali con lo stesso Descemer Bueno, Marc Anthony, Pitbull, Laura Pausini, Il Volo, Jennifer Lopez, solo per citarne alcune.

I Gente de Zona sono autori di canzoni molto oriecchiabili, ballabili e dai contenuti leggeri, apparentemente non impegnati, che però rispecchiano molto le attitudini dei cubani e che utilizzano lo slang di strada molto diffuso tra i giovani cubani.

Ma sono in realtà solo canzonette?

A proposito … i Gente de Zona saranno ospiti a San Remo, che accadrà?

Buon Natale Gesù !

25 dicembre 2019

Natale di Gesù
(foto web)

Buon Natale Gesù, buon compleanno!

Questa è la tua festa. In questi giorni siamo distratti da mille cose: dai regali, dagli addobbi, dalle vacanze, dai cenoni e dai brindisi. Ci scambiamo anche abbracci e qualche saluto rimasto chiuso per troppo tempo nei nostri egoismi, perchè in fondo ci sentiamo tutti più buoni. Ci auguriamo Buon Natale! per strada, su Facebook, su whatsapp, senza probabilmente pensare che quel "natale" che ricordiamo, quella nascita che celebriamo è la Tua. Ci si riunisce in famiglia, si festeggia, ci si scambia doni. Si pensa alla vita che rinasce, alla luce, ai folletti che popolano il bosco, ai raggi del sole che filtrano tra pietre secolari. Tutto bellissimo perchè noi umani abbiamo bisogno di questo, di credere anche solo per poche ore che la vita può essere diversa se vissuta in armonia con gli altri e con il creato. Però ci si dimentica di rivolgere lo sguardo verso quella capanna di Betlemme dove si è compiuto un fatto assolutamente normale, la nascita di un bambino tra le difficoltà del suo tempo. Un fatto assolutamento normale che se però è vero trasforma la Tua nascita e la nostra vita in un fatto assolutamente straordinario! La rivoluzione dell'Amore: Dio che si fa piccolo e nudo per venirci incontro e farsi riconoscere ed accettare. Sei stato scandalo ai tuoi tempi, lo sei ancora oggi dopo più di duemila anni. Chi teme l'Amore di un Dio Bambino, chi si scandalizza della Tua innocente presenza, chi trova offensiva la Tua fragile nudità e fastidiosi i Tuoi primi vagiti forse è gia morto dentro. Morto all'amore.

Buon compleanno Gesù, questa è la tua festa. Noi ci siamo dimenticati di te, Tu non farlo di noi.

Firulais il nostro agente all'Avana

 8 dicembre 2019

I Reali di Spagna in visita all'Avana
(I Reali di Spagna e Firulais - foto web)

Contro ogni pronostico Firulais è apparso e si è fatto una bella passeggiata tra i Reali di Spagna!

Come ho raccontato in un articolo precedente ha destato molta curiosità ed interesse la storica visita dei Reali di Spagna a Cuba. La splendida Letizia in realtà'era gia stata nel 1994 quando ancora studiava da giornalista. L'arrivo dei monarchi spagnoli nell'ultima colonia perduta d'oltreoceano ha portato con se anche non poche polemiche. Diversi cubani hanno denunciato la matanza di cani di strada, sacrificati per rendere più piulite ed accoglienti le strade dell'Avana vecchia: molti di loro si sono opposti al tragico destino di queste creature innocenti organizzandosi spontaneamente in forme di protesta "rivoluzionarie" ed  hanno avuto non solo il merito di liberare ed adottare quasi tutti gli animali catturati e destinati al sacrificio ma anche quello di richiamare l'opinione pubblica cubana sulla necessità di dar vita ad una legge a protezione degli animali ancora assente nella giurisdizione isolana (http://www.mambotango.it/index.php/blog-mambo-tango/266-ni-una-patas-meno-ogni-gesto-d-amore-e-un-atto-rivoluzionario) .

Nonostante le polemiche e la caccia Firulais è sbucato da chissà dove e ha accompagnato tranquillo ed indisturbato la passeggiata dei Reali di Spagna per le strade dell'Avana Coloniale senza creare con la sua innocente presenza nessun disturbo e diventando a sua insaputa un fenomeno virale in tutto il mondo.

Firulais è il nostro Agente all'Avana a dimostrazione che la la convivenza è possibile e passa attraverso semplici gesti di misericordia e compassione verso queste creature più deboli. Questo, si intende, vale per ogni paese del mondo a partire dalla nostra amata Italia dove la violenza sugli animali è ancora lontana dall'essere definitivamente debellata.

Ni una pata menos! Neanche una zampetta in meno!

Ni una pata menos! Ogni gesto d'amore è un atto rivoluzionario

18 novembre 2019

animalisti cubani contro il sacrificio degli animali di strada
(Ni una pata menos - foto web)

Si è appena conclusa la tre giorni storica che ha visto i reali di Spagna, Felipe VI e la consorte Letizia,  mettere piede sul suolo cubano dopo più di un secolo dalla disfatta dell'impero coloniale spagnolo ed il conseguente abbandono dell'isola di Cuba. La visita ha lasciato molti spunti di riflessione nonché strascichi plemici sia interni alla Spagna che sulla sponda nord americana dove gli esuli cubani anticastristi e parte dell'opinione pubblica spagnola hanno rimproverato i reali di aver teso troppo generosamente la mano all'odiato regime cubano astenendosi nel contempo a qualsiasi accenno sui dissidenti cubani e sui i presunti prigionieri politici. Curiosamente Felipe e consorte si sono recati come primo atto della loro visita in terra cubana nella piazza della Rivoluzione all'Avana dove hanno posto una corona di fiori al memoriale Josè Martì, il Padre della Patria che ha speso la sua giovane esistenza proprio al servizio della lotta di indipendenza contro la monarchia spagnola. Nella foto che li ritraeva ai piedi del grande monumento a Martì spiccava sullo sfondo l'immagine dell'altro grande rivoluzionario cubano-argentino, Che Guevara, che forse mai si sarebbe immaginato di assistere un giorno con il suo sguardo imbronciato alla visita di ben tre Pontefici (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco), del presidente degli Stati Uniti d'America (mr. Obama) e dei Reali di Spagna. Prima di una breve visita a Santiago, Felipe VI ha avuto un colloquio privato con Raul Castro, un incontro non previsto che testimonia il fatto che la sua permanenza sull'isola è andata ben oltre la semplice vacanza. Un'altra circostanza ha però destato scalpore e suscitato una ventata di polemiche non solo a Cuba aprendo un dibattito serrato anche sui principali social. L'Isola da decenni combatte con difficili problematiche causate principalmente dall'asfissiante embargo economico imposto dagli Stati Uniti e non da menno dalla inefficienza di una organizzazione interna appesantita da una burocrazia spesso inadatta a trovare rapide soluzioni ai mille problemi. Nonostante tutto la Cuba rivoluzionaria ha fatto della cultura e dell'educazione i propri capisaldi esportando nel mondo non solo la propria arte, attraverso la musica, il ballo, la cinematografia e lo sport ma anche le proprie conoscenze scientifiche che sono di prim'ordine e che la colloca da sempre in prima linea con l'invio di centinaia di medici nelle zone più conflittuali del pianeta. Io che amo Cuba e amo gli animali non posso però chiudere gli occhi difronte ad una piaga che dovrebbe offendere la sensibilità e la cultura dei cubani. Tutt'oggi non esiste una legge di protezione degli animali cosicchè capita frequentemente di assistere a maltrattamenti, abbandoni e violenze perpretate in maniera ingiustificata su esseri indifesi.

no al maltrato animal en Cuba
(foto web)

A questo si aggiunge il perdurare di una profonda crisi energetica che fa si che molti animali vengano utilizzati fino allo stremo delle forze nel lavoro dei campi dei campi (i buoi) o impiegati come mezzo di trasporto (esistono centinaia di carretti trascinati da esausti cavalli in ogni angolo dell'isola). Infine quale lascito degli spagnoli ancora oggi sono frequenti in alcune zone dell'isola i combattimenti tra galli o cani o cruenti corride.

Contra el maltrato animal en Cuba
(foto web)

Ovviamente questa situazione non coinvolge soltanto Cuba ma è rappresentativa di molte regioni del mondo tra cui anche l'Italia dove una legge contro il maltrattamento degli animali esiste ma spesso è violata o ignorata.

La notizia di queste ore ci rimanda alla splendida Avana.

Solo il turista più distratto e insensibile non può accorgersi di come le strade della capitale siano popolate di cani e gatti abbandonati. Alcuni di loro si barcamenano perchè hanno trovato rifugio nelle vicinanze di paladar e ristoranti. Altri vagano tristemente denutriti ed ammalati nell'abbandono e nell'indifferenza totale. Qualcuno di loro è nato per strada mentre altri hanno conosciuto il calore di una casa e un padrone che poi ad un certo punto della storia se ne é disfatto.

Così accade che ogni tanto le strade vengano “ripulite”, solitamente in occasione di grandi eventi come è stata la recente visita dei Reali di Spagna. I cani e i gatti vengono raccolti molto spesso con metodi cruenti e inumani e sacrificati entro poche ore attraverso la somministrazione di veleni che rendono atroci anche le ultime ore delle loro disgraziate vite. In questi giorni la temuta Zoonosis ha puntualmente setacciato le strade dell'Avana ripulendo la città da ospiti indesiderati e problematici, per poter offrire una immagine più decorosa agli illustri ospiti spagnoli.

la Zoonis in azione all'Avana per ripulire le strade dagli annimali randagi
(la temuta Zoonosis in azione - foto web)

Ma qualcosa questa volta si è mosso!

Cubani con il maltrattamento degli animali
(Si se puede - foto web)

Un manipolo di cittadini promotori della difesa degli animali e favorevoli alla emanazione di una legge contro “El maltrato animal” sono riusciti ad organizzarsi in poche ore ed hanno inscenato una protesta pacifica ma significativa proprio difronte alla sede della Zoonosis riuscendo ad ottenere dopo stressanti trattative la liberazione e la consegna di tutti gli animali che sono stati subito adottati o inviati in rifugi provvisori dove riceveranno tutte le cure necessarie.

Animalisti cubani contro la violenza sui cani randagi
(il riscatto di anime innocenti - foto web)
Cubani salvano cani destinati al sacrificio
(foto web)
cubani protestano contro la violenza sugli animali
(quello in basso a destra non ce l'ha fatta - foto web)

Uno solo di loro è morto per le gravi condizioni in cui si trovava ma ha potuto assaporare almeno nelle ultime ore quell'amore che gli è sempre stato negato. Nelle prossime giornate gli attivisti avranno una serie di incontri con rappresentanze governative del Ministerio de Salud, della Unidad Prosalud, del Comité Nacional de Bienestar Animal de Cuba, della stessa Zoonosis, e poi con esperti di epidemiologia, per cominciare a tracciare insieme un percorso che porti finalmente all'approvazione di una legge contro il maltrattamento degli animali e a norme che prevedano la sterilizzazione massiva dei perros callejeros. Come primo è significativo passo Zoonosis si occuperà di intervenire solo dei casi con sospetti focolai di rabbia mentre gli animali curabili saranno affidati agli animalisti!

Perro callejero riscattato all'Avana da animalisti
(Perro callejero y su nueva vida - foto web)

Un grande passo in avanti che merita di essere sostenuto e verificato quotidianamente.                   Lo merita Cuba, lo meritano i cubani e lo meritano questi esseri indifesi che non hanno nessuna colpa se non quella di essere venuti al mondo.

La politica non c'entra e questa circostanza non deve servire come pretesto per attaccare un sistema piuttosto che un altro. Questo è un problema di civiltà. A Cuba come in Italia o come in una qualsiasi altra parte del mondo.

Animalisti cubani salvano un perro callejero
(una nuova vita dolce anima - foto web)

Se vi trovate in vacanza in qualsiasi luogo del pianeta non dimenticatevi di loro. Non girate lo sguardo da un'altra parte.

Ni una pata menos! Neppure una zampa di meno!

Cuba per una legge a difesa degli animali
(foto web)