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Richard Blanco. Cosas del Mar

Richard Blanco nasce il 15 febbraio del 1968 a Madrid da genitori cubani che vivevano in esilio. Ben presto si trasferirà a Miami, dopo un breve soggiorno a New York. In Florida si formerà come uomo, ingegnere e poeta. Tutta la sua opera è caratterizzata dall'esigenza di trovare risposte alla sua complicata umanità: di uomo esiliato, di cubano-americano e di cubano-gay.

Nel 2013, in occasione della rielezione di  Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti d'America fu invitato da quest'ultimo a leggere un suo poema che scrisse per quella circostanza, "One Today". Stessa sorte radiosa gli è toccata in occasione della riapertura dell'Ambasciata statunitense all'Avana avvenuta il 14 agosto 2015 e per la quale ha scritto in inglese "Matter of the sea".

Lui stesso si descrive così: "Mi hanno fatto a Cuba, assemblato in Spagna e importato negli Stati Uniti! L'inizio della mia vita sembrava già presagire quella che sarebbe stata  la mia ossessione per la scrittura: l'idea della famiglia, i luoghi, la ricerca della mia  identità. Dopo solo 45 giorni dalla mia nascita già appartenevo a tre paesi, avevo vissuto in due delle più grandi città al mondo, Madrid e New York, e mi fu dato il nome Richard in onore del Presidente Nixon, sicchè avevo già un piatto bello ricco!"

Blanco scrive questo poema per la gente di Cuba e degli Stati Uniti. Trovo il suo contenuto dolcissimo, a tratti struggente, colmo di amore. Non ci sono parole di odio, di rancore o promesse di rivalsa. C'è solo il desiderio di vincere quel "bloqueo emocional", i limiti posti alla nostra emozionalità, dai dubbi e dalle paure. Con il sogno che questo tempo che finisce e poi ricomincia possa aiutarci a "Sanar", a guarire tutti insieme.

Di seguito ho trascritto il poema "Cosas del Mar" di Richard Blanco in lingua spagnola a cui fa seguito la mia traduzione in italiano.

 

"Cosas del mar"

L'Avana nelle ore del tramonto

                      L'Avana al tramonto (foto di Di Crosta Franco)

 

El mar no importa,
Lo que importa es esto.
Todos pertenecemos al mar que nos separe,
Todos una vez y aún, somos este mismo niño
Que se asombra ante las estrellas del mar,
Escucha caracolas huecas,
Talla castillos imposibiles por sus sueños.
Todos hemos sidos amantes,
Pasiando mano a mano por ambas orillas.
Nuestras huellas,
Un espejismo de ser,
Desvanecido en las olas que no saben de donde son
Ne le se interesan en que pais se estrellan,
Se estrellan.
Nos dan sus benedicion y vuelven al mar,
Hogar de nuestros deseos caiados.
Ninguno es otro al otro al mar,
Sea una isla cercada o un vasto continente.
Recordemos nuestros abuelos,                                                                     
Sus manos hundidas
En tierra roja o negra                                                                                
Cuando sembravan árboles de arce o de mango
Que los sobrevivieron.
Nuestras abuelas,
Cuando contavan los años mientras desempolvavan fotos de sus bodas
Las caras marchitas de parientes aun vivas,
en nuestras cómodas.
Nuestras madres,
Que nos enseñaron cómo leer en español o en inglés,
Cómo atar zapatos,
Contar los colores del otoño,
O provar guayabas.
Nuestros padres,
Desgastados por el peso de las nubes,
Marcando tarjeta en las fábricas
O cortando caña
Para lograr una vida para nosotros.
Mis primos y yo ahora en busca de las mismas estrellas
Sobre rascacielos o palmas,
Esperando que el tiempo muera
Y renazca
Cuando cae la lluvia que clarea todo
Y siempre encuentra su camino por rio o calle hasta llegar al mar.
Qué himno cantamos no importa,
Todos hemos caminado descalzos y con alma desnuda,
Bajo el llanto de la gaviota,

Volando y saltando
Hemos entregado tristezas y esperanzas
Al mar.
Nuestros labios mojados con el mismo salitre del las brisas
Hemos guardado nuestras memorias y lamentos
Como piedras que no podemos soltar de las manos,
Pero...
Todos hemos acercado un caracole a lo oido
Escucha otra vez el eco.
Hoy, el mar nos dice
Que dejemos atras nuestras dudas y miedos                                                                                                                                             Y veamos los azules lucidos de nuestro horizonte compartido
Y asi' respirar, juntos,
Y sanar, juntos.

 

 

 

“Cose del mare”

Varadero ed il suo mare

                        I colori del mare a Varadero (foto di Di crosta Franco)

 

Il mare non importa,

Ciò che importa è questo,

Tutti apparteniamo al mare che ci separa,

Tutti noi.

Una volta e ancora adesso, siamo lo stesso bambino

Che si meraviglia di fronte alle stelle marine,

Ascolta le conchiglie vuote,

Scolpisce castelli impossibili per i suoi sogni.

Tutti siamo stati amanti

Passeggiando mano nella mano su entrambe le sponde.

Le nostre impronte,

Come il miraggio dell'essere,

Svaniscono in onde che non sanno da dove vengono                                                                                

e non gli importa in che paese si infrangono.

Si infrangono.

Ci benedicono e ritornano al mare,

Custode di tutti i nostri desideri silenziosi.

Nessuno è l’altro per il mare,

Che siamo un’isola remota od un vasto continente.

Ricordiamoci dei nostri nonni,

Le loro mani affondate

Nella terra rossa o nera

Seminando alberi di acero o di mango

Che gli sopravvissero.

Le nostre nonne,

Che contavano gli anni spolverando le foto del loro matrimonio,

Quei volti consumati dei familiari, ancora vivi

Sopra i nostri comò.

Le nostre madri,

Che ci insegnarono a leggere in spagnolo ed in inglese,

Come allacciare le nostre scarpe,

Contare i colori dell’autunno,

O assaggiare guayabas.

I nostri padri,

Sfiniti dal peso delle nubi,

Marcando il tempo nelle fabbriche

O tagliando la canna da zucchero

Per realizzare una nuova vita per noi.

I miei cugini ed io adesso in cerca della stessa stella

Dall'alto dei grattacieli o dalle palme

Aspettando che il tempo muoia

E rinasca un’altra volta.

Quando la pioggia cade

Pulisce tutto e sempre trova il suo cammino attraverso un fiume od una strada, fino

ad arrivare al mare.

Que inno cantiamo non importa,

Tutti abbiamo cantato scalzi e con l’anima innocente,

Sotto il pianto del gabbiano.

Volando e saltando

Abbiamo portato la tristezza e le speranze

Al mare.

Le nostre labbra bagnate dalla stessa salsedine nella brezza.

Abbiamo custodito ricordi e lamenti

Come pietre nelle nostre mani che non possiamo gettare.

Però ...

Tutti abbiamo appoggiato una conchiglia all'orecchio

Ascolta di nuovo la eco.

Oggi, il mare continua a dirci

Di lasciare alle spalle tutti i nostri dubbi e  le paure

E guardare gli azzurri lucenti del nostro orizzonte condiviso

E così respirare, insieme,

E guarire, insieme.

(traduzione Di Crosta Franco)

 

 

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