Yulier P. el grafitero maledetto che rappresenta le ossessioni dei cubani
7 maggio 2017

Yulier P., il cui nome per intero è Yulier Rodriguez Perez, nasce a Florida, nella provincia di Camaguey nel 1989. Si trasferisce all'Avana con il sogno di realizzare la sua grande passione: la pittura. Non viene mai ammesso alla "Escuela de Arte de San Alejandro" ma pur essendo considerato un artista callejero autodidatta la sua formazione è classica, quella su tela e cavalletto per intenderci. Yulier si esprime con una tecnica espressionista "esteticamente scorretta" e violenta che ogni tanto lo ha esposto alle attenzioni delle autorità di sicurezza cubane. Nonostante ciò l'artista ha già realizzato in tre anni più di 150 opere non solo all'Avana ma anche in altre provincie come Matanzas e Mayabeque.

Le sue "tavole" prescelte sono le vecchie pareti sconnesse di edifici in disarmo, quelle che a volte hanno decine di mani di pittura ed anche per questo alcune delle sue opere sono già scomparse, trascinate via dalla polvere dei crolli. Yulier ha sempre scelto spazi abbandonati, sporchi o disastrati che con la sua pittura ha voluto recuperare ad un valore estetico ridandogli energia e vitalità. Ma la sua scelta rappresenta anche la volontà di esprimere un personale disagio interiore e quello di una società complessa e contradittoria come è, al di la delle apparenze, quella cubana. In una recente intervista rilasciata alla giornalista Sara Gomez Armas, l'artista ha dichiarato che "L'arte urbana deve entrare necessariamente in contraddizione con qualcosa, se non no è una buona opera. Alcune immagini sono come favole, ritratti di esperienze della gente. Altre sono più personali ed intime ma riflettono sempre gli scenari trascurati e il malcontento. Sono come anime, perchè in certi momenti smettiamo di essere persone per diventare anime, in un purgatorio chiamato Cuba. Viviamo condannati da noi stessi, perchè questo è il risultato delle nostre decisioni e della nostra incapacità di vedere più in la della paura e di altre mille cose. Le immagini non sono altro che questo: le nostre anime che riflettono un dolore interno, l'impotenza, la paura e la tristezza".

Questo suo atteggiamento provocatorio e ribelle come detto gli ha causato nel tempo qualche problema con la polizia e la sua arte di fatto non è stata mai riconosciuta da parte delle istituzioni pubbliche. Nonostante tutto le sue opere sono numerose e visibili principalmente nei quartieri dell'Avana Vecchia e del Centro Avana dove vive e gestisce uno studio comunitario, il "Josè Martì", nel quale oltre a sperimentare altre tecniche grafiche, insieme ad altri artisti da lezioni di pittura ai bambini. Il suo mondo onirico e fantasmagorico è costituito di colori vivaci ed aggressivi, profili deformati, animali con teste umane, conigli con grandi orecchie, figure antropomorfiche e spettrali che sembrano emergere dall'oscurità di sogni paurosi.
"Il bene e il male sono parte della realtà ... ogni opera è come un libro che vuole svelare racconti: di un invalido o di qualcuno che ha fame o di qualcun'altro che vuole esprimersi e non può farlo. La felicità? La lascio ai salseri!"
(foto web)
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