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Papa Hemingway. Un americano dal cuore cubano.

L’amore di Hemingway per Cuba sbocciò all’improvviso, come il bagliore delle passioni che hanno affollato la vita del grande scrittore e illuminato le pagine affascinanti dei suoi romanzi.

Lo scrittore conobbe casualmente l’isola caraibica nel 1928 mentre con tutta la famiglia si stava trasferendo per un viaggio in Spagna. L’amore per questa terra e la passione per la pesca d’altura dei marlin, ricondussero Hemingway molte altre volte sull’isola e lo convinsero nel 1940 ad acquistare a pochi chilometri dall’Avana, sulle colline di San Francisco de Paula, una grande villa spagnola costruita a fine dell’800 in stile coloniale e conosciuta con il nome Finca Vigia.

Qui soggiornò per lunghi periodi, interrotti brevemente solo dai suoi numerosi viaggi, fino al 1960 e agli ultimi giorni della sua breve e tormentata esistenza. Tra quelle pareti scrisse “Per chi suona la campana” e “Il vecchio e il mare” con il quale vinse il Nobel per la letteratura ne 1954.

Ci sono altri due luoghi i legati indissolubilmente agli anni cubani di Hemingway: il villaggio di Cojimar a circa 15 chilometri dalla capitale e l’albergo Ambos Mundos nel cuore dell’Habana Vieja.

A Cojimar lo scrittore trascorse molte ore divise tra abbondanti bevute al bancone del locale la “Terrazza” ed uscite in mare con lo yacht "El Pilar", sempre accompagnato dal suo fedele amico Gregorio Fuentes, colui che ispirò la figura di Santiago nel racconto “Il vecchio e il mare”. Il pueblo merita assolutamente una visita. Semplice, raccolto, dignitosamente appoggiato alla storia. C’è un gazebo che protegge il busto di Hemingway ottenuto dal metallo ricavato dalla fusione di ancore. Un ricordo affettuoso e nostalgico dei suoi amici pescatori.

L’albergo “Ambos Mundos” si trova invece nel cuore della capitale a poca distanza dalla Plaza de Armas, precisamente in calle Obispo una stretta ed animata strada vissuta come un luogo dell'anima da Marco nelle storie di "Mambo Tango". Qui al quinto piano dell'edificio raggiungibile con uno straordinario ascensore degli anni 30, nella camera 511 perfettamente conservata, lo scrittore americano stabilì una sorta di quartier generale dove passò ore a immaginare racconti e a smaltire devastanti sbornie. Dalle vetrate della sua stanza, ieri come oggi, è possibile godere di una prospettiva straordinaria sulla città e la sua baia. Uno spazio, adibito ora a piccolo museo, che regala uno sguardo intimo sulla vita del grande scrittore. Una leggenda metropolitana ( o forse no…), ci racconta che il luogo in realtà fu scelto non tanto per le suggestioni panoramiche che offriva quanto per la sua facile localizzazione al ritorno dalle scorribande alcoliche vissute freneticamente da Ernest tra la Bodeguita del Medio e il Floridita.

Hemingway visse a Cuba la dittatura Batistiana e l’epopea rivoluzionaria di Castro e Che Guevara senza abbandonarsi mai alle lusinghe propagandistiche nelle quali poteva essere trascinato dall’una o dall’altra parte. Preservò il suo cuore curioso ed il suo spirito libero in una sorta di territorio neutrale mostrando più interesse al destino dei cubani che non alle vicende socio politiche dell’isola caraibica.

Hemingway amò profondamente Cuba ed il suo amore venne ricambiato generosamente dai suoi abitanti. Visitare l’isola attraverso i suoi racconti ed i luoghi da lui vissuti arricchisce prepotentemente la conoscenza di questa terra straordinaria e delle sue mille contraddizioni.