Gregorio, Ernest e il mare
Ci sono personaggi le cui vite sono talmente intense ed affascinanti che vorresti fissarle per sempre tra le righe di romanzi immortali. Altre storie scritte ci regalano una umanità così ricca ed emozionante che vorresti al contrario scollarle dalle pagine per vederle materializzarsi sotto i tuoi occhi tanto sono coinvolgenti ed appassionanti. Poi c'è Gregorio, un umile marinaio cubano, che questo percorso reale ed immaginario lo ha compiuto in entrambi in sensi di marcia regalandoci con la sua esistenza un racconto mai terminato.
Gregorio, come il suo amico scrittore, non era cubano. Era nato ad Arrecife, a Lanzarote nelle Canarie. Era in viaggio verso i Caraibi quando suo padre che era cuoco su di una nave morì improvvisamente. Fu adottato all'età di sei anni.
Gregorio Fuentes incontrò per caso, nel lontano 1928, “Papa” Hemingway. Lo scrittore era rimasto senza benzina nel bel mezzo di una tempesta. Lo notò e lo trascinò con la sua povera imbarcazione fino alle vicine coste della Florida. Più tardi, con un generoso contratto tra le mani, Gregorio ebbe l'incarico di custodire El Pilar, lo yacht che lo scrittore amava come la più bella tra le donne! Diventarono gli amici di una vita. Gregorio non divenne solo El Comandante del Pilar, ma fu anche cuoco, marinaio e sopratutto confidente del grande scrittore. Dalla loro amicizia e dalla fantasia di Ernest nacque lo struggente personaggio di Santiago nel romanzo “Il vecchio e il mare”.
"Eravamo in mare a nord di Cuba", raccontò un giorno Gregorio, "quando incontrammo una barca con a bordo un vecchio pescatore che lottava contro un grosso pesce. Il mare era infestato di squali. Ci accostammo e gli chiedemmo se volesse aiuto. Il vecchio infastidito ci gridò di allontanarci. Vattene via americano di merda! Disse rivolgendosi ad Ernest. Più tardi apprendemmo che era morto. Papa ne rimase molto addolorato e così gli venne l'ispirazione di scrivere "IL vecchio e il mare". Trascorsero insieme l'ultima estate del 1960 prima che Hemingway si tirasse una fucilata in testa nella sua casa americana di Ketchum, nell'Idaho. Lo scrittore, ammalato ed in preda a profonde crisi depressive, prima di accomiatarsi dal suo fedele amico cubano, gli lasciò in eredità il suo amato yacht. Gregorio, dal giorno della morte del suo amico americano, smise di andare a pesca e non salì mai più sull'imbarcazione. La regalò al governo cubano e da allora l'imbarcazione riposa serenamente presso la Finca Vigia, la dimora cubana per quasi ventanni dello scrittore americano. Nella sua incredibile esistenza Gregorio è stato pescatore, si è trasformato in mito letterario vivente, per poi tornare reale tra le sue semplici cose.Trascorse il resto della sua lunghissima vita tra i tavoli della locanda la “Terraza”, nella sua Cojimar. In cambio di una “propina” raccontava ai turisti storie di viaggi e battute di pesca in altura con il ricordo vivo e malinconico di una amicizia resistente e forte trattenuta nel tempo come la cima all'ancora del Pilar.
Nelle pagine di "Mambo Tango" ci sarà un inaspettato incontro con Gregorio-Santiago. Come avviene? Non vi resta che scoprirlo!
Gregorio muore nel gennaio del 2002 alla veneranda età di 104 anni.
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