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La Santeria. Miscellanea di culti e tradizioni

Le pagine di “Mambo Tango” ci accompagnano timidamente verso l'incontro spirituale con l’isola di Cuba. Non si tratta solo di una fugace escursione oltre l’umana comprensione della realtà quanto della presa di coscienza dell'esistenza di una religiosità vissuta dai cubani con molta intensità, aspetto questo che conferisce una precisa connotazione non solo ai gesti della quotidianità ma anche a tutte le pratiche artistiche in particolar modo alla musica ed alla danza.

Per la verità l’approccio del protagonista con il non tangibile è tragicomico, atteggiamento comune a tutti noi quando ci accostiamo al mistero con diffidenza, supponenza ed un pizzico di voyeurismo o quando non lo comprendiamo nelle sue forme e nelle sue manifestazioni più arcaiche. Ci spaventa e ci intimorisce la percezione limitata che abbiamo delle cose fino a renderci osservatori ed interpreti goffi del sopranaturale. Il cuore può però accogliere ciò che il cervello non recepisce e guardare al prossimo con un po’ di tenerezza ci aiuta solo ad allargare ed alimentare i nostri orizzonti trascendentali.

La santeria, la pratica religiosa più diffusa a Cuba, non è solo folklore e ritmo di congas, ma è tradizione e cultura. E' l'identità di un popolo.

Proverò a sintetizzare gli elementi base di questa spiritualità a partire dalle sue origini storiche fino ai giorni nostri per meglio comprendere come la mezcla di culture e razze abbia creato nei secoli qualcosa di estremamente originale ed autentico.

 

 

                                                                  LA PRINCIPALE RELIGIONE A CUBA

 

 

 

 

 


Cuba è un paese laico nel quale esiste attualmente la libertà di culto. Sono molte le religioni praticate nel Paese, risultato questo di un lungo percorso, maturato anche attraverso restrizioni, lotte e persecuzioni. Oggi è garantita ad ogni credente la possibilità di affidarsi a sacerdoti, pastori, spiritisti e babalaos e di praticare i rispettivi culti in piena libertà e autonomia. In tutta l’isola sono presenti chiese, templi, sinagoghe e tutto il nuovo millennio è caratterizzato da un forte risveglio spirituale. La popolazione di Cuba è meticcia dal punto di vista culturale e lo è anche in campo religioso, territorio dove interagiscono diversi culti e credenze. In questo contesto si è radicata la Santeria che in un miscuglio magico tra esoterirmo e sensualità alimentato da antichi retaggi africani e spagnoli, ha convogliato in una esplosiva miscellanea il sacro ed il profano, tra magia, mistero e superstizione.

 

                                                                              La Regla de Ocha

 

Conosciuta anche come "Regla de Ocha", la Santeria è la più importante religione di origine africana importata a Cuba dagli schiavi provenienti dall’Africa equatoriale più precisamente della regione compresa tra l’antico regno del Dahomey, Togo, Benin e il sud ovest della Nigeria dove le diverse tribù avevano in comune non solo la lingua “Yoruba” ma anche molte credenze religiose tra cui quella degli “orisha”. E' da considerarsi una rilevante componente culturale dell'identità nazionale cubana. Con l'intensa tratta degli schiavi dall'Africa, che si svolse dal secolo XVI al secolo XIX per il lavoro nelle centrali di produzione dello zucchero, arrivarono a Cuba gli yoruba che riuscirono a custodire le proprie credenze religiose grazie alla resistenza opposta nei confronti dei loro padroni e all'abile identificazione degli "orisha" con i santi della religione cattolica a partire da alcune caratteristiche comuni. Il complesso mondo "yoruba" è composto da numerosi "orisha", che alla loro origine furono personalità reali dotate di "achè" (potere) e resi poi santi dai loro discendenti. L'orisha viene trasformato in una forza immateriale non percettibile agli esseri umani se non quando prende possesso di uno di essi attraverso la cerimonia denominata "hacerse el santo", farsi il santo. Tra gli orisha più conosciuti Changò, signore del fuoco e del fulmine, dio della guerra identificato con Santa Barbara, Babalù Ayè protettore dei lebbrosi e delle malattie della pelle che ha il suo gemello in San Lazzaro; poi ci sono Elegguà, signore delle strade, legato a Sant'Antonio da Padova; Obatalà creatore della terra e dell'essere umano, identificato con la Virgen de las Mercedes e Yemayà, madre della vita, identificata con la Virgen de Regla. A Cuba ha un ruolo di rilievo la sensuale Ochùn, dea dell'amore e della femminilità e che è stata sincretizzata con la Virgen de la Caridad del Cobre La Vergine della Carità del Rame, patrona dell'isola.

Con l'abolizione ufficiale della schiavitù (1880) molti schiavi yoruba, emigrati in zone urbane de l'Avana e di Matanzas, zone dove si concentrava la raccolta della canna da zucchero, cominciarono a praticare con maggiore libertà i culti africani già mescolatisi con quelli cristiani. Nei quartieri di Regla si creano le prime case dedicate al culto. Due avvenimenti furono decisivi per la sorte della Santeria: l'unificazione di diversi culti yoruba in una unica liturgia che verrà denominata Regla de Ocha raggiunta dal “babalawo” Lorenzo Samà sul finire del secolo XIX e la definizione della Regla di Ifà, un sistema di predizione, che si deve al babalawo Eulogio Gutierrez. Il sistema di predizione funziona attraverso la “Tavola di Ifà” o di Orula, identificato con San Francesco d'Assisi, che può essere manipolata dolo dal babalawo, una categoria sacerdotale ad esclusiva degli uomini e solo quando un altro sacerdote scopre che può essere figlio di Orula. I denominati santeros, uomini o donne, predicono il futuro quando il santo che hanno ricevuto in affidamento li autorizza a questa attività attraverso un sistema denominato Caracoles, conchiglie. Attraverso la Santeria i suoi affiliati cercano di risolvere i problemi spirituali e materiali e sono molto frequenti le feste dedicate agli orisha con musica, balli e grande quantità di cibo e bevande. Le feste più importanti sono quelle dedicate all'orisha Changò, il 4 di dicembre.

 

ORIGINE DEL SINCRETISMO

 

Come detto la dura legge imposta dai conquistadores spagnoli obbligava gli schiavi africani a rinunciare alla loro fede e ad abbracciare il cattolicesimo attraverso un battesimo forzato. E loro lo fecero, almeno esteriormente,per salvare la propria vita.
Le immagini cattoliche sono dense di simbolismo e per gli africani associare queste immagini alle loro divinità fu un processo lungo ma naturale al punto che tuttora, si fatica a distinguere la differenza tra gli Orishas e i Santi della Chiesa. Oggi che la religio non è più imposta i religiosi stanno tentando faticosamente di riportare alle origini le varie credenza separando se non nella forma almeno concettualmente le distinte entità.
Quindi il sincretismo tra il Santo cattolico e l’Orisha nacque da una similitudine estremamente semplice ed ingenua: gli schiavi africani infatti non sapevano nulla dei dogmi della Chiesa e credevano che ogni immagine fosse a se stante. Non capivano, come due diverse immagini della Vergine, con due nomi diversi potessero essere riconducibili ad una stessa figura: era qualcosa di inconcepibile.

Fu così che l’Orisha Changò, divinità della mascolinità, della guerra, del fulmine e del tuono, venne collegato indissolubilmente alla figura di Santa Barbara per il semplice fatto che quest'ultima porta vesti bianche e rosse, regge una coppa in una mano e una spada nell’altra e, secondo la tradizione, suo padre venne ucciso da un fulmine subito dopo averla fatta decapitare perché cristiana. I colori rituali di Changò sono il bianco e il rosso, è un guerriero armato di spada e ama bere alle feste, ecco l'uso della coppa, in oltre è il dio del fulmine che usa anche per castigare gli uomini indegni come il padre della Santa. E ancora, si racconta che Changò una volta dovette travestirsi da donna per sfuggire ai suoi nemici. Circostanze simili per un connubio perfetto!


                                                                                       I PRINCIPALI ORISHA

 

YEMAYA'

Intorno al 1660 venne eretto nel casale di Regla, nei terreni del Ingenio Guaicamar, una casupola che custodiva un immagine della Vergine, la Regola, in spagnolo Regla, di Sant’ Agostino. A tal proposito racconta una leggenda circa il Vescovo Agostino detto l’africano, nato e morto in Africa (360-436), che quando era molto giovane ebbe la rivelazione di un angelo che gli ordinò di intagliare nel legno un’immagine che doveva collocare, ben ornata, nel suo oratorio. I secoli cancellarono il nome che Sant’Agostino dovette dare all’immagine, ma sembra che fosse Vergine della Regola. Diciassette anni dopo la sua morte, un discepolo di Agostino, conoscitore del segreto della rivelazione, chiamato Cipriano, per evitare che la figura venisse profanata dai barbari, imbarcò l’immagine in una piccola nave e arrivò sulle coste della Spagna, vicino al luogo dove si trova attualmente la Vergine della Regola, nella villa di Chipiona, Càdiz. Si dice che nonostante una violenta tempesta che li sorprese in mezzo allo stretto di Gibilterra, l’immagine non si rovinò e non corsero pericoli nè Cipriano, né la piccola imbarcazione. Questo fu considerato il primo miracolo della immagine della Vergine, come venne ampiamente commentato da marinai e pescatori. Divenne così a furori di popolo omaggiata come la Patrona dei marinai. Due anni dopo la casupola venne distrutta da una tempesta e Juan Martìn di Cyendo, un uomo pietoso e modesto, costruì con le proprie mani e con l’aiuto economico di Don Alonzo Sànchez Cabello, commerciante Habanero, una cappella. Venne terminata nel 1664, quando arrivò a La Habana una nuova immagine della Vergine, portata dal sergente maggiore Don Pedro de Aranda. La istallarono nella cappella. Lì divenne oggetto di grande devozione e il 23 dicembre del 1714 venne proclamata Patrona della baia. Le sue feste divennero popolari in tutte le classi sociali. Bianchi, nobili e negri schiavi, liberati per pochi giorni, bevevano acquavite e organizzavano lotte di galli e cruente corride di tori. Nell’aria si sentivano allegri cori dedicati alla Vergine Maria ma anche profondi suoni di batà che evocavano Yemayà, la potente, l’altra Madre. Il sincretismo di Yemayà con la Virgen de Regla risultò un passaggio naturale.La Vergine è la madre di Dio risiede sulla sponda e bisogna attraversare il mare per onorarla; Yemayà è la potente madre di tutti gli Orishas, la misericordiosa regina del mare che è la sua dimora. Madre della vita, signora del mare, fonte fondamentale di vita. Le piace cacciare e maneggiare il machete, è indomabile e astuta, i suoi castighi sono duri e la sua collera terribile, giustiziera ma è anche madre dolce che ascolta le richieste dei suoi figli e si preoccupa per il loro sostentamento. I suoi colori sono il blu e il bianco, veste con sette gonne sovrapposte, un corpetto blu con serpentine bianche e una cinta con un rombo che copre l’ombelico. Il suo giorno è il sabato. Si sincretizza con la Vergine della Regola.

ELEGGUA’

E' il primo orisha ad essere salutato, il primo a ricevere qualunque offerta, il primo e l’ultimo cui si dedicano canti nelle cerimonie e nelle feste ed anche il primo che viene ricevuto dai credenti, insieme con Oggùn, Ochossi e Osun, in un gruppo denominato guerreros. E’ l’orisha che custodisce la casa, apre e chiude le porte al destino, rappresenta il bene e il male, la notte e il giorno, la disgrazia e la felicità. Tradizionalmente la sua figura è strettamente vincolata a quella di ECHU, l’incarnazione dei problemi e delle disgrazie dell’uomo. I suoi colori sono il rosso e il nero, i suoi giorni il lunedì, il martedì e ogni 3 del mese. Viene sincretizzato con il Santo Niño di Atocha, Sant’Antonio da Padova e l’Anima Solitaria.

OGGUN

Il fabbro, violento e astuto è l’orisha dei minerali, le montagne, gli attrezzi, i fabbri, i soldati. Rappresenta il raccoglitore, il cacciatore solitario che vaga nel bosco e ne conosce tutti i segreti. Simbolizza il guerriero brusco, barbaro e bestiale. E’ il signore delle chiavi, le catene ed il carcere. E’ considerato come una delle manifestazioni più antiche degli yoruba. I suoi colori sono il verde e il nero, i suoi giorni il martedì, il mercoledì e il 4 di ogni mese. Viene sincretizzato con San Pietro.

OCHOSSI

il cacciatore, patrono di coloro che hanno problemi con la giustizia, mago, indovino, guerriero, cacciatore e pescatore, lo s’invoca per avere protezione quando bisogna affrontare un’operazione chirurgica. I suoi colori sono il blu prussia e il rosso corallo, i suoi giorni sono il lunedì e il mercoledì e il 4 di ogni mese. Si saluta alzando la gamba sinistra ed imitando con le mani il lancio di una freccia. Viene sincretizzato con San Norberto.

OSUN

Il messaggero di Obatalà e Olofi, è il guardiano della testa degli uomini. Orula si appoggia a lui per ottenere il potere della divinazione e la conoscenza del reale e del trascendente, rappresenta la vita stessa. Gli appartengono tutti i colori (Osun vuol dire "pittura"), il suoi giorno è il giovedì. Viene sincretizzato con San Govanni Battista.

ORULA

L'indovino, il benefattore dell’umanità, il suo principale consigliere perché gli rivela il futuro e gli permette di influirvi. Personifica la saggezza, la possibilità di influire sul proprio destino, anche il più avverso, medico e signore di uno dei quattro venti. Chi non ascolta i suoi consigli, sia uomo o Orisha, può essere vittima della mala sorte portata da Echu. Intorno ad Orula si è formato un complesso religioso che lo singolarizza rispetto a tutti gli altri Orishas. Per essere sacerdote di Ifà o babalawo, non è imprescindibile essere santero, anche se normalmente è così. Il suo potere è tanto grande che quando reclama qualcuno come suo figlio questi deve abbandonare qualunque altro Orisha e dedicarsi a Orula. Solo gli uomini. neanche gli omosessuali, possono essere babalawos, alcune donne hanno accesso al mondo di Ifà diventando Apetebi e vengono considerate spose della divinità e partecipano ad alcuni dei suoi segreti. I suoi colori sono il verde e il giallo, gli appartengono tutti i giorni di festa e il 4 ottobre. Viene sincretizzato con San Francesco d’Assisi.

ODDUA

Primo Re di Oyò, rappresenta i misteri e i segreti della morte. Signore della solitudine, è androgino. I suoi colori sono il bianco, il rosso e il nero. Il suo giorno è il giovedì. Si sincretizza con il Nome di Gesù e il Santissimo Sacramento.

OBBATALA

Creatore della terra e scultore dell’essere umano, è la divinità pura per eccellenza, signore di tutto ciò che è bianco, della testa, dei pensieri e dei sogni. Venne inviato sulla terra da Olofi per fare il bene e per governare il pianeta, è misericordioso e amante della pace e dell’armonia. Tutti gli Orishas lo rispettano. Non permette a nessuno di spogliarsi in sua presenza o di pronunciare parole ingiuriose o volgari. Secondo la sua manifestazione può essere uomo o donna, vecchio e saggio o giovane e guerriero. Il suo colore è il bianco. Generalmente viene sincretizzato con la Vergine de la Mercedes.

OKE’

Divinità tutelare delle montagne. E’ la forza e il guardiano di tutti i santi. Si sincretizza con Santiago de Compostela, patrono di Spagna.

CHANGO’

Dio del fuoco, del fulmine, del tuono e della guerra. Dei tamburi batà, della danza,della musica e la bellezza virile. Rappresenta il maggior numero di virtù e imperfezioni umane, è lavoratore, coraggioso, buon amico, indovino e guaritore, ma è anche bugiardo, donnaiolo, rissoso e giocatore. Buon padre finché il figlio obbedisce, ma non lo ammette codardo o effeminato. I suoi colori sono il rosso e il bianco, i suoi giorni sono il venerdì e il 4 del mese. Viene sincretizzato con Santa Barbara

OCHUN

Signora dell’amore e della femminilità, divinità del fiume, è il simbolo della civetteria e della grazia femminile, amante di Changò, amica di Elegguà che la protegge. Accompagna sempre Yemayà. Vive nel fiume e assiste le gestanti e le partorienti. Viene rappresentata come una mulatta bella, simpatica, brava ballerina e sempre allegra. E’ capace tanto di risolvere, quanto di provocare, liti tra gli Orisha e tra gli uomini. Il suo colore è il giallo, ma gli vengono attribuiti anche il verde acqua e i corallini. Il suo giorno è il sabato. Si sincretizza con la Vergine della Caridad del Cobre, patrona di Cuba.

IBEYIS

gemelli divini, figli di Changò e Ochùn, cresciuti da Yemayà. Proteggono i bambini. Sono sincretizzati con i Santi Cosma e Damiano

OYA’ YANSA’

Amante di Changò, signora del fulmine e del cimitero. Violenta e impetuosa, ama la guerra e accompagna Changò nelle sue campagne con il suo esercito di spiriti, combattendo con due spade. Vive alla porta del cimitero o nei suoi dintorni. Con Elegguà, Orula e Obatalà, domina i quattro venti. Possiede tutti i colori tranne il nero, il suo giorno è il venerdì. Si sincretizza con la Vergine della Candelora

OBBA

Moglie ufficiale di Changò che la ripudiò quando lei, per amor suo, si tagliò un orecchio. Signora dei laghi e delle lagune. E’ la guardiana delle tombe. E’ il simbolo della fedeltà coniugale e viene rappresentata come una giovane donna sensuale e dalle carni sode. I suoi colori sono il rosa e il giallo. Il suo giorno è il venerdì. Viene sincretizzata con Santa Rita da Cascia.

BABALU’ AYE’

Divinità delle malattie, santo molto venerato e pregato per ottenere la grazia della guarigione. Il suo colore è il viola vescovile. I suoi giorni sono il mercoledì e il venerdì. Si sincretizza con San Lazzaro.

OKO

Divinità della terra, dell’agricoltura e dei raccolti. I suoi colori sono il rosso e il bianco. I suoi giorni sono il lunedì, il martedì e il 12 di ogni mese. Si sincretizza con San Isidoro.

OSAIN

Signore della natura, la natura stessa. Ha una sola mano, una sola gamba, un orecchio grande da cui è sordo e uno piccolo da cui sente tutto, anche il voli degli insetti. E’ il signore di tutte le erbe che hanno potere magico o curativo, bisogna chiedere a lui il permesso per raccoglierle. Il suo colore è il verde, il suo giorno il venerdì. Si sincretizza con San Silvestro.



Fonti consultate dal web.




La santeria


qualcosa di più di una religione

di Gordiano Lupi

 già pubblicato su Mystero di marzo 2002

 

Per capire a fondo la cultura cubana non è possibile prescindere dalla santeria e dai suoi rituali. E’ forse uno dei misteri più affascinanti che unisce la variegata popolazione del caribe, composta da un crogiolo di razze e culture amalgamate da tempo in un popolo capace di sentire con forza la propria unità nazionale. A Cuba è una bestemmia solo parlare di razzismo: creoli, bianchi, mulatti e negri convivono da sempre senza problemi e la santeria ha la sua parte di merito. E’ vero che l’intensità con la quale si pratica questa religione non è uniforme, infatti a Oriente (Santiago e Baracoa) la sua influenza è maggiore che a Occidente, così come nelle campagne la religiosità è più diffusa rispetto ai grandi centri urbani. Basta aggirarsi un po’ per i quartieri de L’Avana per rendersi conto che a Guanabacoa si praticano riti santeri in misura superiore rispetto ai quartieri centrali del Vedado e Miramar e che là dove la popolazione nera è in maggioranza la santeria ha una percentuale di pratica e diffusione notevole. E questo è abbastanza ovvio se solo si pensa alle origini di queste credenze.

La santeria nasce nella Nigeria sud occidentale, la patria degli  Yoruba, che in pieno XVII secolo furono deportati nel Nuovo Mondo come schiavi. Fu così che gli africani trasferirono a Cuba la loro pittoresca e variopinta mitologia che prese nome di lucumì. Le divinità, chiamate orisha, ci ricordano molto da vicino gli dei dell’Olimpo greco perché sono un coacervo di vizi e difetti umani. La stessa religione africana si diffuse nel resto dell’America centro - meridionale con diverse modificazioni. A puro titolo esemplificativo diremo che in Brasile dette vita al candomblé o macumba e ad Haiti al vudù. A Cuba il tratto fondamentale di quella che si chiamerà santeria è dato da una commistione e identificazione della mitologia lucumì con la iconolatria cattolica dei dominatori spagnoli. Gli schiavi africani si preoccuparono di occultare le loro pratiche magiche e religiose agli occhi degli spagnoli, che non sono mai stati un esempio di tolleranza. Fu così che gli orisha presero i nomi dei santi cristiani e i riti magici yoruba  andarono progressivamente a fondersi con le tradizioni della Chiesa cattolica. Ecco perché è appropriato parlare di sincretismo religioso a proposito della santeria, che oggi subisce pesantemente l’influenza del cattolicesimo. Quei santi che servivano inizialmente solo a mascherare la realtà di un culto che veniva dall’Africa, adesso sono una cosa sola e inscindibile con i rispettivi orisha. Al giorno d’oggi non c’è santero che non si dica cattolico e che non sia battezzato. La necessità di un tempo  si è trasformata in una religione nuova che non nasconde più niente a nessuno, ma è diventata un cattolicesimo sui generis, costretto a fare i conti con i rituali venuti dall’Africa quattrocento anni fa. A Cuba la Chiesa non può che chiudere un occhio se vuole convertire e farsi accettare, perché qua non è possibile prescindere dalla tradizione. Ed è quello che sta facendo, come a suo tempo ha fatto il regime comunista, per impostazione culturale ostile a ogni culto religioso.

La santeria è una religione terrena, un sistema magico-religioso dove ogni orisha si identifica con un aspetto della natura e trova il suo corrispettivo nella tradizione cattolica. Changò è Santa Barbara e governa il fuoco, il tuono e il fulmine, oltre a essere il simbolo del potere bruto, della passione e della virilità. Oshun viene raffigurata come Nostra Signora della Caridad del Cobre, la patrona di Cuba, e simboleggia le acque del fiume, oltre a essere riconosciuta come dea dell’amore, della fertilità e del matrimonio. Yemayà è associata a Nostra Signora di Regla, patrona de L’Avana e simbolicamente rappresenta il mare. A lei si rivolgono le donne in maternità per ricevere protezione. Elegguà si raffigura come Sant’Antonio da Padova, ma per la tradizione santera è il bambino degli dei, imprevedibile e sconcertante. I suoi poteri sono enormi: apre tutte le strade e governa il destino, rendendo possibile ogni impresa. Obatalà è Nostra Signora della Misericordia ed è raffigurato come il creatore del genere umano. Oyà è Santa Teresa e simboleggia i venti, oltre a vigilare su cimiteri e fulmini. Oggùn si identifica con San Pietro ed è il patrono di tutti i metalli, proprio per questo protegge agricoltori, carpentieri, macellai, chirurghi, meccanici e poliziotti e tutti coloro che lavorano con metalli o armi metalliche.

Abbiamo citato solo le divinità maggiori, per andare oltre non basterebbe lo spazio di un articolo, così come interessante sarebbe approfondire le leggende che si narrano attorno a ogni orisha. La mitologia che si è sviluppata nei secoli attorno alle singole figure non ha niente da invidiare a quella classica di tradizione greco – romana.

Gli orisha vengono propiziati con sacrifici, ma non sempre c’è bisogno di una vittima e di uno spargimento di sangue. Più frequentemente si offrono frutti, fiori, candele o i cibi preferiti dagli orisha. Si ricorre a offerte più importanti solo se si devono risolvere problemi molto delicati e soprattutto si ricorre al sacrifico di sangue solo quando è a rischio la vita di una persona.

Fissiamo un altro punto fermo dicendo che la santeria non è un culto o una pratica magica,come molti nel passato hanno tentato di liquidarla.

I santeros sono soltanto la voce terrena degli orisha, così come i babalawos sono oracoli ancora più potenti, una sorta di sommi sacerdoti della santeria. Tutti parlano sempre per bocca dei santi e degli dei e tra loro è solo una questione di gerarchia e di potere. Il santero rispetta il babalawo e in caso di dubbio interpretativo chiederà sempre a lui una spiegazione esauriente.

Il Dio supremo non manca a questa religione ed è chiamato Oloddumare, il creatore di tutti gli orisha, però l’elemento fondamentale resta il culto dei santi. La vita di ognuno di noi è governata da un orisha, una sorta di angelo custode che accompagna ogni azione dalla culla alla tomba e deve essere individuato prima possibile dall’interessato. La santeria si propaga e si diffonde per iniziazioni che a loro volta ne producono altre. Il neofita si dice che prende il santo e per un certo periodo (solitamente un anno) va in giro vestito di bianco, deve sottostare a certe proibizioni alimentari e, se si tratta di una donna, deve portare anche i capelli tagliati molto corti.

Nel culto santero sono di fondamentale importanza gli  spiriti dei morti, chiamati eggun, che vanno sempre onorati prima degli orisha.

I defunti hanno bisogno di essere nutriti e per questo motivo in casa di un santero troverete sempre, nel bagno o dietro le porte, bacinelle di acqua, tazzine di caffè, bocconi di cibo, mazzi di fiori e candele votive.

Ogni cerimonia rituale, detta rogacion de cabeza, si apre con l’invocazione e l’offerta agli eggun e si svolge attorno alla boveda, un tavolino con sopra coppe per l’acqua e al centro una coppa più grande consacrata alla guida spirituale del santero. Sulla boveda i santeri depongono fiori, sigari, rum, alcol aromatico (acqua di Florida), dolci, cibo e caffè. A volte anche una rosa rossa e un crocifisso. La messa spirituale è una seduta pubblica in cui i partecipanti siedono intorno a un tavolo spesso tenendosi per mano. Le cerimonie si svolgono dopo il tramonto e prima di iniziare ci si deve purificare con l’acqua di Florida. Il santero parla con una lingua a metà tra l’africano e lo spagnolo, incomprensibile per chi non è un iniziato. Invoca i morti con un bastone detto palo e prende le sembianze degli eggun che incontra nella stanza liberi di parlare e agire. La cerimonia è arricchita da preghiere in tutto e per tutto identiche a quelle che si recitano in una comune chiesa cattolica e offerte propiziatrici. Se c’è bisogno di divinare il futuro o di dare risposta a domande poste dai fedeli si ricorre a noci di cocco e a conchiglie, che vengono lanciate in aria e il loro modo di disporsi al suolo viene interpretato come segno di una ben precisa volontà.

Concludiamo dicendo che non si può conoscere la santeria e apprezzarla in tutto il suo apparato tradizionale se non ci si cala nella mentalità cubana. La santeria non è solo una religione, ma uno stile di vita, un modo per conoscere il mondo circostante. E’ una religione fatta di elementi naturali, di mare, fuoco, vento, sole e fulmine. Il mondo è un insieme di spiriti nell’incontro tra cattolicesimo e credenze africane.

Il santero è un personaggio al quale si ricorre frequentemente per dare una soluzione ai problemi del quotidiano. E’ un guaritore e un divinatore del futuro, un oracolo e un preparatore di amuleti. Si va da lui con la stessa facilità con cui ci si reca da un medico e spesso lo si consulta anche quando la medicina tradizionale non ci dà speranza.

La santeria è una religione piena di vita, così come piena di vita è la gente di Cuba, accompagna l’esistenza quotidiana senza obbligare i praticanti a rituali pesanti, inaccettabili per la mentalità locale. Non riesco a immaginare un cubano intento a recitare preghiere buddiste ogni giorno alle stesse ore e mi è difficile anche vederlo in una chiesa cattolica tradizionale a sgranare il rosario. La santeria invece ben si attaglia alla mentalità del posto, perché è una religione fatta di riti che danno un posto importante a tabacco e rum. E poi talvolta anche una sbronza memorabile o una frenetica danza in compagnia di una bella ragazze può far parte del rituale evocativo. A Cuba possiamo assistere a spettacoli di danze affascinanti ispirate alla vita degli orisha, così come si ascoltano canzoni di autori come Willy Cirino e Tito Puente che si soffermano su queste divinità sorridenti e gioiose. Comodamente seduti a sorseggiare un cuba libre o un mojito ci lasceremo prendere da musiche tribali di origine africana che scandiscono a colpi di tamburo e maracas i rituali santeri. E proprio per questo diciamo che la santeria è parte integrante della cultura cubana, così come lo sono il ballo e la musica. E non vi azzardate a dubitare con un cubano in merito ai poteri di Elegguà o Yemaya. Correreste il rischio di essere trascinati a una messa spirituale, dove il santero di turno vi caccerà via tutti gli spiriti maligni che infestano la vostra anima a colpi di rami di palma e spruzzi di  rum e tabacco.

 

                                                                   Tratto da: “I secreti della santeria” di Agùn Efundé

La santería non è una religione di odio, di vendetta, di intolleranza, man mano che il credente si addentra nei suoi segreti, diventa più puro, più comprensivo, e soprattutto più generoso. Perché siamo un tutt'uno, perché tutti soffriamo e solo gli Dei possono alleviare un po’ il peso delle nostre sofferenze.

Il nostro rispetto, le nostre preghiere, i nostri sacrifici, vanno a tutti quegli schiavi strappati un giorno dalla loro Africa natale per lavorare nel continente americano.

Essi portarono le loro leggende, le loro sofferenze, i loro ricordi, i loro tamburi, le loro danze, il loro amore per la natura e soprattutto la loro religione, che rinasce e cresce giorno dopo giorno, perché quando gli altri ti negavano ogni speranza, gli orichas ci dicevano:
“Vieni, che abbiamo una consolazione per le tue pene e una frase d’amore per asciugare le tue lacrime.”