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L'Isola che non c'è

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20 Novembre 2014
Centro sociale "F.Fontana" di Pisignano di Cervia (RA).

Alberto Donati, già Assessore alla Cultura del Comune di Cervia, presenta Franco di Crosta in "Mambo Tango – Nuovi ritmi del cuore sulle strade di Cuba", Orazio Fabbri Editore.

Cuba, Cuba, Cuba….Cuba all’infinito, mi verrebbe da dire…e niente altro.
La serata inizia con un filmato contente le foto dei viaggi di Franco a Cuba. Io piombo in una nostalgia fatta di odori, sapori, risate, musiche, sole, bambini, tradizioni, moscerini invisibili e killer, montagne panettone, tabacco e sigari, rhum e ciabatte…
Mi sveglio alla fine del filmato e ritorno sulla mia sedia.
Alberto Donati introduce l’autore partendo dal titolo del libro: perché mambo e tango? Franco di Crosta risponde:  “Il significato del titolo svela l'impossibilità estetica di unire ritmi e musicalità così diversi, a meno che non si inventi qualcosa di "nuovo", di "originale".  Pensavo al nostro cuore, spesso intrappolato in schemi rigidi. Un cuore per la famiglia, per il lavoro, per gli amici...Cuba dà libertà al cuore di seguire ritmi a volte illogici perché illogico é l'amore. Il cuore batte così forte che a volte il petto fa male!” e ci spiega anche che i due generi musicali hanno in comune un periodo storico vissuto in due posti differenti, Cuba e l’Argentina. La parola mambo inoltre ha il significato di “dialogo con gli dei” (tema sul quale andrebbe scritto un intero e unico libro). La religione cubana passa attraverso ogni forma di arte e di vita. Sono pochissimi quelli che non la seguono perché la sua funzione è estremamente importante per la protezione da mali fisici e psichici. La ritualità è fortissima e occupa grande spazio nell’isola. Cuba e Che Guevara sono fortemente intrecciati nella loro enorme storia e il titolo, secondo me, è azzeccatissimo.


Il viaggio del protagonista è un viaggio di salvezza; è uno stato dell’anima, perché i luoghi non si vedono ma si narrano con i propri occhi. L’immagine che Alberto ci dona è quella di una farfalla tenuta fra le mani e liberata. Psiche che, in greco, significa anche farfalla vuol dire anima e l’anima del protagonista, come una farfalla, è volata a Cuba salvandosi. Qui nasce la prima contraddizione, che vedremo essere il denominatore comune di questo meraviglioso luogo dell’anima e non e che lo rende speciale. Il protagonista libera la sua anima in una terra che non è libera per antonomasia; la sua salvezza passa attraverso l’incontro con le altre persone poiché, Franco ci dice, che noi siamo gli altri e che le persone che ha incontrato, tutte, sono state carezze per la sua vita.
Franco si è innamorato di Cuba tanto da sentirsi Italo-Cubano e non lo biasimo. Cuba non è solo un’isola, non è uno solo uno Stato, Cuba è Cuba e non esistono luoghi in nessuna parte del mondo simili a lei. Il discorso è complesso, così come è complessa la sua gente, apparentemente semplice e priva di fronzoli. Quello che ha fatto questa incredibile dittatura è stato produrre una perla fuori da schemi mondiali completamente omologati e impantanati in brutture umane.
Personalmente non credo nei sorrisi della povertà. I popoli poveri non sorridono se hanno fame. C’è poco da ridere. Sorridono più volentieri se si trovano un turista davanti che, per quanto povero ai nostri occhi, ai loro sarà sempre ricco. Il senso di libertà che un turista prova a Cuba è immenso poiché c’è sempre chi pensa per lui. L’ospitalità è infinita così come la generosità. Ci si sente bene, protetti, a casa e tutto diventa più bello. Il turista a Cuba sta bene, il cubano a Cuba non sta bene, si sente in prigione e nonostante i milioni di racconti portati indietro dai cubani stessi, che ritornano a visitare le famiglie ogni tanto, il desiderio di uscire a vedere cosa c’è è maggiore di ogni altro: vince su tutto e al di là di tutto. Caratteristica del cubano è quella di volersene andare, si perde la cittadinanza se non si seguono determinate regole, ma quando è fuori, per tutta la vita, desidera tornare a casa e riproduce la propria “cubania” in qualsiasi parte del mondo come a riproporre il diritto di cittadinanza da sempre negato.
Questo è un punto fondamentale, a mio avviso, legato alle persone e al senso della propria origine e di patria. Pochi altri emigrati sono così fortemente radicati alle proprie tradizioni e alla propria terra come i cubani.
Le tante contraddizioni, citate da Franco durante la serata, e non necessariamente negative, si raccolgono tutte in una unica verità che differenzia l’isola da qualsiasi parte del mondo. Il genere umano non è solo buono o solo cattivo come ci insegnano da sempre. Il genere umano è contraddizione ed è questo che ne fa una potentissima
isola di umanità. A Cuba tutto si svolge in strada, le case sono aperte ma protette da inferiate contro i ladri; sono poveri ma tutti in qualche modo se la cavano; vogliono partire per una vita migliore ma poi passano la vita a sognare di tornare…non c’è pace. L’impressione che ho sempre avuto è quella di un popolo senza terra ma fortemente radicato e centrato dentro di sé: la vera terra sta dentro di loro. Dignità e orgoglio i due punti cardine. Il cubano ha impresso nel suo DNA più chiaramente di chiunque altro a mio avviso quella cosa che si chiama dignità. Non si può semplificare dicendo: “se avessero di più non avrebbero bisogno di andarsene…”. Se Cuba avesse quel di più a cui ci riferiamo noi sarebbe come il resto del mondo (e con questo non prendo le parti di nessuno poiché capisco benissimo che per noi che siamo cresciuti con il frigorifero non ne abbiamo idea di cosa possa significare vivere senza…) e i cubani perderebbero quel senso di identità fortissimo che portano ovunque vadano e per quanto tempo ci stiano. Non assomigliano a nessuno e quando abbandonano la loro terra se ne rendono conto e questo diventa il loro punto di forza. Che sia Cuba l’isola che non c’è?
Romina Guidori      

www.rominaguidori.it    (blog) 
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Tags: psiche,, dittatura,