Una potente scoperta di Cuba
Penso che il pubblico ideale sia rappresentato da lettori che non conoscono Cuba. Questo status consente infatti non solo di apprezzare a pieno le descrizioni e i frequenti cenni storici ma anche e soprattutto di vivere nell’isola, di vedere i suoi colori e di percepire la filosofia di vita dei cubani, direi più di quanto possa farlo un visitatore reale ma non sufficientemente sensibile e attento. Le immagini fotografiche che personalmente ho avuto occasione di vedere in tutti questi anni erano dei flash a volte scontati, quasi sempre slegati tra loro, sempre privi di anima. La lettura di Mambo Tango mi ha consentito, come per incanto, di ridare dignità e giusta collocazione alle “cartoline cubane”. Se Mambo Tango fosse un film meriterebbe una nomination per la fotografia!
Lo stile di scrittura – più di arrivo che di partenza - è armonioso e morbido, come una piacevole colonna sonora. Il racconto contiene riferimenti puntuali, considerazioni argute e una luce solare di fondo che, riflessa dai colori cubani, ha l’effetto di una terapia psicologica.
Colpisce la bizzarra normalità (o, se si preferisce, la normale bizzarria) dei personaggi incontrati, che lo scrittore riesce a rimaterializzare di fronte al lettore, non già con la sola accuratezza descrittiva – che potrebbe anche e solo tradursi in una fredda elencazione – ma con la capacità espressiva di presentarli attraverso la carne, il sangue e il cuore.
Sono certo che l’approfondimento dell’esperienza cubana attraverso gli anni abbia consentito all’autore di comprendere fino in fondo l’essenza di Cuba e di raccontare il primo viaggio con una grande consapevolezza che tuttavia non ha contaminato né la poesia né lo stupore del primo incontro. La scoperta di Cuba attraverso Mambo Tango è così potente da assurgere in assoluto a vero e proprio elemento strutturale della lettura, diviso – per quanto strettamente legato – dalla storia e dalle vicende personali dell’autore, pur essendo queste ultime la genesi e, per certi aspetti, la bussola della permanenza nell’isola.
Le vicende personali riflettono un disagio esistenziale e una sorta di “disperazione aperta al futuro” che inevitabilmente si trasferiscono al lettore. Già nel racconto del rapporto – e della fine del rapporto - con Chiara emergono irrisolte visioni d’amore e un’incapacità di fondo di leggere la realtà di questo legame, la cui pseudo-profondità viene smascherata dall’addio telefonico. Si ha, leggendo, la sensazione che l’autore da un lato sia in grado di provare sentimenti sconfinati e dall’altro sia incapace di trovare con la partner una reciproca condivisione del sentiero dell’amore: col rischio di trascorrere una vita intera senza trovare un’anima talmente gemella da non richiedere condivisioni “di metodo”. E’ certo che questo disagio determina una disperata e innaturale ricerca di amore sino a condizionare e sovradimensionare i rapporti con le ragazze cubane incontrate durante la permanenza, per le quali l’autore, nell’arco delle 24 ore, giunge a provare sentimenti oggettivamente inadeguati alla situazione. Questi aspetti, tuttavia, rivelano una inusuale trasparenza d’animo e una sincerità di fondo che superano, nella sensibilità del lettore, il disagio esistenziale.
“Mambo Tango” è un libro-romanzo sorprendente, come è sempre sorprendente scoprire un profilo artistico in una persona che si conosce da molti anni, tanto più in ambito lavorativo. Le espressioni artistiche infatti sono attese, per luogo comune e scarsa lungimiranza, solo da persone… sconosciute.
Con i miei complimenti.
28/08/2014 Valerio Benvenuto
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