Un viaggio nei paesaggi dell'anima
Come recensire un romanzo d'esordio?
Difficile andare oltre un giudizio superficiale se dell'autore non si è letto altro o non lo si conosce personalmente.
Ho sempre pensato che in fondo il critico letterario debba per forza essere un pò psicologo per capire il fine ultimo di una narrazione, che non è mai un asettico svolgersi di eventi, ma lo specchio dell'anima dell'autore.
Perché, che ci piaccia o no, quello che scriviamo ha più a che fare con i nostri fantasmi interiori che con la storia in sé.
Perfino nella letteratura "on the road" dietro alla storia c'è l'imprinting di una generazione.
Keruack già negli anni '50 senza saperlo aveva in sé i germi di quello che sarebbe successo dalla Beat Generation in poi.
Neppure i paesaggi di Bruce Chatwin sono puramente descrittivi, vanno oltre le intenzioni dell'autore e ci mostrano il mondo da una angolazione inglese, molto inglese, per esempio.
Il protagonista a zonzo per Cuba mi fa pensare al capitano di un sommergibile che avanza in oceani ignoti e perigliosi col sonar sempre acceso.
Franco possiede un decoder di situazioni, eventi e sentimenti che gli serve per non cadere mai a facili e banali conclusioni.
I suoi giudizi sulla situazione sociale-politica-economica di Cuba non sono mai trancianti ma cercano sempre di capire il "Loro" punto di vista, la "Loro" visione di se stessi: orgogliosi della "Loro" Revolucion e al tempo stesso mortificati dall'opprimente personalità di un padre/padrone onnipresente ed austero.
Franco che va alla scoperta delle "gambe aperte dell'America latina" lo fa sempre con una certa classe, non cerca flirt fini a se stessi, ma vive storie vere dentro la vera storia del viaggio, rispetta tutte le sue donne e stronca sul nascere ogni accenno di machismo con una spietata autoironia!
Quindi Mambo Tango è il racconto di un viaggio o ci parla dei "paesaggi dell'anima" del suo autore?
Chi non conosce Franco rimarrà sempre col dubbio, ma i pochi fortunati hanno le idee chiare...
Il Libro è entrambe le cose; parla di eventi vissuti realmente ma con una consapevolezza e una profondità di analisi tali da farci pensare ad un viaggio creato sullo scrittoio. Ma è da l viaggio che nascono le profonde riflessioni e non viceversa.
Ci domandiamo cosa sarebbe stato del protagonista se la sua Chiara non lo avesse lasciato e la loro storia d'amore avesse avuto l'epilogo più scontato. Semplice: non avrebbe mai sentito il bisogno di raccontarsi!
Sicchè: non è dalle vite comode che nascono gli scrittori e gli artisti in generale. Il bisogno interiore di trovare una forma espressiva nasce sempre da uno scompenso, mai dall'equilibrio!
Quindi possiamo concludere che a volte certi schiaffi della vita sono in fin dei conti delle vere e proprie benedizioni!!!
Pavese diceva che la vita "o si vive o si scrive".
Bè, non sempre: Hemingway e Franco Di Crosta hanno saputo fare ambedue le cose proprio a Cuba...
...coincidenza?
Stefano Ravaioli, dicembre 2014.
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